La fuga di Kimba, il leone di Ladispoli, è l’urlo disperato di tutti gli animali dei circhi: è ora di vietarli!

Kimba, il leone che a Ladispoli ha scoperto un mondo fuori la sua gabbia, è di nuovo nel circo. La sua storia non può essere dimenticata, ma deve farci riflettere sull'urgenza di vietare in maniera definitiva i circhi con animali dove leoni, tigri, elefanti sono umiliati e trattati come pagliacci. Questa non è vita, è sfruttamento e non possiamo più accettarlo. Basta circhi con animali

C’era una volta un leone di nome Kimba che dietro le sbarre di una gabbia del circo sognava la libertà e la sua terra, l’Africa. La sua storia inizia così sabato 11 novembre quando, per una serie di circostanze ancora da chiarire, Kimba ha mosso incredulo i suoi primi passi lontano dal tendone.

Lo ha fatto a Ladispoli, sul litorale laziale, sul Viale Mediterraneo dove il circo Rony Roller aveva fatto tappa in tournée. La notizia della sua fuga ha generato il panico tra gli abitanti, terrorizzati dal poter incontrare un leone a piede libero in città.

Il re della savana a Ladispoli. Nemmeno Kimba riusciva a crederci quando, disorientato e impaurito tra rumori a lui sconosciuti, si è incamminato da animale libero. Non era mai successo prima.

Lui, che di anni ne ha 8, non aveva mai provato la sensazione di potersi spingere al di là del suo recinto. Non sapeva probabilmente nemmeno che vi fosse un mondo all’esterno tutto da esplorare.

@messidaniell

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Allevato in cattività, privato di ogni stimolo, umiliato e costretto a esibirsi come un pagliaccio per far divertire il pubblico pagante. Questa è stata la vita di Kimba fino a quel giorno di novembre in cui, per poche ore, ha potuto assaporare la libertà.

Libertà, che parola complessa e difficile da spiegare a chi ha vissuto un’esistenza da prigioniero senza sapere manco il perché. Nessuno si è domandato cosa stesse provando Kimba in quel momento che appariva così irreale, nessuno si è chiesto quanto ingiusta fosse la sua “vita”.

Tanti i volontari e operatori, tutti era pronti a segnalarlo e riportarlo in gabbia. E così si è conclusa quella corsa verso la libertà. Kimba è stato sedato, catturato ed è stato consegnato nuovamente nelle mani dei circensi.

La sua storia non può finire in questo modo, come non può essere dimenticata. In tantissimi tra associazioni animaliste e privati cittadini si sono incontrati fuori il tendone del circo protestando per un divieto definitivo dei circhi con animali.

Hanno manifestato e continuano a farlo chiedendo che a Kimba, come a tutti gli animali selvatici ed esotici detenuti dai circensi, sia concessa un’occasione. Non una seconda occasione, ma una possibilità vera e propria di condurre una vita lontano dai riflettori e dallo sfruttamento perché il loro posto non è in un circo.

Affinché ciò accada sono necessarie leggi che vietino la detenzione e l’utilizzo di animali nei circhi, che tutelino i loro diritti e accordi per la ricollocazione degli questi in santuari e rifugi.

Sono questi i luoghi in cui gli animali possano essere riabilitati, riscoprire i propri istinti e vivere ciò che più si avvicina a una esistenza in natura, per il resto dei loro giorni.

I sabotaggi delle gabbie, come per il caso di Kimba secondo quanto denunciato dal proprietario del circo a Ladispoli, sono controproducenti per la sicurezza pubblica e degli animali stessi.

Per concedere loro quella tanto agognata libertà vi è bisogno di consapevolezza, di prendere coscienza del concetto di “sfruttamento animale” e di cancellare una volte per tutte il circo con animali dalla storia comune. Già oltre 20 Paesi hanno scelto di vietare il circo con animali, cosa sta aspettando l’Italia?

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