Dove si trovano i cuccioli dell’orsa Amarena? Proseguono le ricerche per salvarli: “senza la loro mamma sono in pericolo”

Sono ore di apprensione per i cuccioli dell'orsa Amarena, freddata due giorni fa con un colpo di fucile. Oltre 100 gli agenti dei Carabinieri e del corpo forestale che stanno tentando di prelevarli per metterli in salvo. Senza la loro mamma, per loro riuscire a sopravvivere sarà tutt'altro che facile, visto che non sono ancora autosufficienti

È immensa l’amarezza e la rabbia per il terribile destino al quale è andata incontro l’orsa Amarena, uccisa con un colpo d’arma da fuoco nella periferia di San Benedetto dei Marsi (l’Aquila). La sera del 31 agosto l’animale – divenuto simbolo d’Abruzzo e della convivenza possibile fra fauna selvatica ed esseri umani – era in compagnia dei suoi due cuccioli quando è stata freddata da un allevatore e cacciatore di 56 anni, che è uscito di casa imbracciando il fucile. Ma dove sono adesso i piccoli e cosa li aspetta? Dopo il tragico epilogo, se lo stanno domandando in tanti.

A seguito della morte del plantigrado, il personale dell’ente Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise si è subito mobilitato – anche con i droni – per cercarli e metterli in salvo, ma l’impresa si sta rivelando più complessa del previsto.

Da quanto si apprende, grazie alle segnalazioni da parte di alcuni cittadini, i due orsetti – che quella tragica domenica erano fuggiti spaventati – sono stati individuati in un’area di campagna, in mezzo alle sterpaglie, vicini al punto in cui Amarena è stata uccisa. Al momento, però, non è stato possibile recuperarli.

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Le loro sorti preoccupano attivisti ed esperti. Senza la loro mamma, molto probabilmente non riusciranno a cavarsela da soli e anche dei cani randagi potrebbero rappresentare un pericolo per loro.

“Ad oggi non ancora autosufficienti e il cui destino è dunque a forte rischio (i cuccioli di orso restano generalmente circa un anno e mezzo con la madre)” evidenzi a tal proposito il WWF.

In queste ore è fondamentale evitare ogni azione che possa spaventarle i due orsetti privi di radiocollare o metterli in pericolo. Per facilitare le operazioni le amministrazioni comunali abruzzesi stanno esortando i cittadini a collaborare, contattando immediatamente il 112 in caso di avvistamento.

La denuncia delle associazioni animaliste: “Serve una risposta forte da parte di tutti”

Mentre prosegue la ricerca dei due cuccioli di Amarena (una delle orse più prolifere del parco), si moltiplicano le denunce nei confronti del grave episodio. Per le associazioni animaliste la giustificazione dell’uomo – che ha raccontato di aver sparato per paura – non regge.

“Partendo da reato principale – uccisione di animali – non va tralasciata la circostanza, non secondaria, che a essere ucciso senza alcun motivo è stato un orso, quindi un individuo appartenente a una specie selvatica particolarmente protetta” commenta l’Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali), chiedendo che l’allevatore venga chiamato a rispondere anche di distruzione del patrimonio indisponibile dello Stato peraltro prezioso, in questo caso, come la fauna selvatica particolarmente protetta, di utilizzo di armi da fuoco nei pressi di un centro abitato e, infine, del reato di tentato maltrattamento di animali, questa volta riferito ai cuccioli di Amarenza.

“Uccidendo l’orsa, infatti, l’uomo ha lasciato i cuccioli senza la mamma esponendoli quindi a gravissimi pericoli soprattutto nell’imminenza del periodo invernale del letargo” aggiunge l’ente.

Numerose le associazioni che hanno annunciato di costituirsi parte civile contro il responsabile dell’uccisione dell’orsa Amarena, appartenente alla specie di plantigrado più raro del Vecchio continente. Fra queste Legambiente, il WWF, la LAV e l’OIPA.

“Il responsabile rischia di cavarsela con poco. Occorre una risposta forte da parte di tutti” chiosa Luciano Di Tizio, Presidente WWF Italia:

Sull’incresciosa vicenda, che rischia di vanificare gli sforzi per la conservazione dell’orso bruno marsicano, è intervenuto con parole molto dure anche il Presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio, prendendo le difese dei plantigradi (al contrario di quanto sta accadendo in Trentino):

Mai un orso ha rappresentato in Abruzzo un qualunque pericolo per l’uomo, neanche quando si è trovato a frequentare i centri abitati. L’atto violento compiuto nei confronti del plantigrado non ha alcuna giustificazione. – ha dichiarato Marsilio – Confidiamo nelle indagini che sono state avviate dalle forze dell’ordine e dai vertici del parco, che hanno già individuato il responsabile, affinché la giustizia faccia il suo corso. Sono pronto a costituire la Regione come parte civile contro questo delinquente per tutelare l’immagine e l’onorabilità della nostra gente.

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Fonti: Regione Abruzzo/WWF/ENPA

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