Uccisa a fucilate l’orsa Amarena, simbolo d’Abruzzo (e mamma di Juan Carrito): la sua brutale morte è un fallimento per tutti

L'Abruzzo perde uno dei suoi animali più iconici, divenuto l'emblema di una convivenza possibile fra uomini e fauna selvatica. Ieri notte è stata uccisa l'orsa Amarena, nota per le sue passeggiate in giro per i centri abitati nei pressi del parco. Ad ucciderla proprio la mano dell'essere umano, di cui aveva imparato a fidarsi, che ha rovinato improvvisamente (e nella maniera più brutale possibile) quell'idillio

Freddata senza pietà, a colpi di fucilate, a due passi dalla sua “casa”. Così è stata uccisa l’orsa Amarena, divenuta simbolo dell’Abruzzo. A spararle, ieri in tarda serata nella periferia di San Benedetto dei Marsi (l’Aquila), un uomo che è stato poi identificato e fermato dalle forze dell’ordine.

La foto dell’animale senza vita, immerso in una pozza di sangue, è straziante. E ancora più terribile è pensare che Amarena sia stata ammazzata davanti ai suoi piccoli.

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Sul posto sono prontamente intervenute le Guardie del Parco, in servizio di sorveglianza, vista l’area in cui Amarena era scesa coi suoi cuccioli. – racconta l’ente Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise attraverso un post su Facebook, specificando che il personale si è attivato per trovare i due piccoli e valutare come procedere. – Sul posto è intervenuto il veterinario del Parco con la squadra di pronto intervento, che però ha potuto accertare solo la morte dell’orso vista la gravità della ferita.

***ATTENZIONE! IMMAGINI FORTI***

Nota per essere una delle orse più prolifiche del parco, Amarena era ormai una presenza familiare per gli abitanti dei comuni abruzzesi vicini al parco. Spesso era stata vista nei centri abitati, alla ricerca di cibo, ma non aveva mai dato fastidio a nessuno, nonostante in alcuni casi sia stata trattata come un’attrazione turistica da chi si è avvicinato un po’ troppo per filmarla o scattarle foto.

L’ultimo avvistamento, prima di quello che si è rivelato fatale per lei, risaliva a qualche giorno fa, quando Amarena era stata immortalata fra i vicoli San Sebastiano dei Marsi, in compagnia dei suoi due cuccioli.

Cosa possa aver spinto l’uomo a freddarla con il fucile resta ancora un mistero, anche se è forte il sospetto che l‘eccessiva attenzione mediatica di cui era divenuta oggetto l’abbia esposta a troppi rischi. In ogni caso, un atto così disumano è ingiustificabile.

L’episodio è un fatto gravissimo, che arreca un danno enorme alla popolazione che conta una sessantina di esemplari, colpendo una delle femmine più prolifiche della storia del Parco. – commenta il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise – Ovviamente non esistono motivazioni di nessuna ragione per giustificare l’episodio visto che Amarena, pur arrecando danni ad attività agricole e zootecniche, sempre e comunque indennizzati dal Parco anche fuori dai confini dell’Area Contigua, non aveva mai creato alcun tipo di problema all’uomo.

Sulla drammatica vicenda sono intervenute alcune delle principali associazioni animaliste italiane, condannando l’aberrante gesto.

Il clima di odio di certi politici moltiplica le vittime fra gli animali. – sottolinea la LAV (Lega Anti Vivisezione) – È ormai un attacco quotidiano alla fauna di questo Paese ma noi non molliamo e per fortuna la Regione Abruzzo si distingue: si costituirà parte civile contro il delinquente e noi faremo altrettanto. Vogliamo ottenere la massima pena per il vigliacco col fucile.

Agli inizi dell’anno avevamo detto addio a Juan Carrito, figlio di Amarena, investito da un’auto sul ciglio della strada che collega Castel di Sangro a Roccaraso.

La vita dei due orsi si è conclusa nel peggiore dei modi. Sarebbe da ingenui pensare che questi episodi siano dei semplici casi isolati. Ci sbattono in faccia una verità amara: la convivenza fra uomo e fauna selvatica resta ancora quasi un’utopia nel nostro Paese. Non sono bastati le misure adottate e gli appelli da parte dello staff del parco, degli esperti e degli animalisti a rispettare gli orsi, senza umanizzarli, e a tenere una debita distanza da loro. Abbiamo ancora così tanto da imparare…

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Fonte: Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise

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