Verso un’Europa più pulita? Il regolamento Ppwr e la lotta contro i rifiuti di imballaggio

Regolamento su imballaggi e rifiuti di imballaggi, siamo quasi vicini allo sprint finale con il voto al Parlamento europeo, nella commissione Ambiente, previsto per il 19 marzo. E intanto l’industria italiana della plastica si dice sempre più preoccupata per l’esito del PPWR

Lungo è lungo l’iter che porterà all’entrata in vigore del nuovo Ppwr (Packaging and Packaging Waste Regulation), il regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggi, ma speriamo che almeno porti a concreta soluzione l’annoso problema delle montagne di plastica.

Dopo che il 4 marzo scorso il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio sulla proposta di regolamento e dopo che si sono tenute le riunioni per la finalizzazione del testo a livello tecnico il 7 marzo, l’8 la presidenza belga del Consiglio Ue ha presentato quell’accordo ai Paesi membri nel Coreper (il Comitato dei rappresentanti permanenti) che lo voterà il 15 marzo.

E non finisce qui: il voto in Parlamento, nella commissione Ambiente, è previsto per il 19 marzo mentre quello in plenaria è atteso intorno al 20 di aprile.

Leggi anche: Vuoto a rendere: con l’accordo europeo sugli imballaggi appena firmato torneremo finalmente al deposito cauzionale?

Intanto potrebbe cambiare qualcosa?

L’accordo impone obiettivi vincolanti di riutilizzo, limita alcuni tipi di imballaggi monouso e richiede agli operatori economici di ridurre al minimo gli imballaggi utilizzati.

  • innanzitutto conferma gli obiettivi del 2030 e del 2040 per il contenuto minimo riciclato negli imballaggi di plastica, con esenzioni per imballaggi compostabili e quelli con una componente in plastica inferiore al 5%
  • viene fissato un rapporto massimo di spazio vuoto del 50% negli imballaggi raggruppati per il trasporto e il commercio elettronico
  • viene prevista la possibilità di deroghe per gli Stati membri che superano gli obiettivi di riciclaggio e di prevenzione dei rifiuti
  • entro il 2029, i sistemi di restituzione dei depositi (DRS) dovranno garantire la raccolta differenziata del 90% delle bottiglie di plastica monouso e dei contenitori per bevande in metallo

Ne parliamo qui: Vuoto a rendere: con l’accordo europeo sugli imballaggi appena firmato torneremo finalmente al deposito cauzionale?

In pratica, dal 2030 saranno vietati:

  • buste di plastica ultraleggere (sotto i 15 micron)
  • contenitori monouso per frutta e verdura fresca non trasformata
  • imballaggi per alimenti e bevande riempiti e consumati in bar e ristoranti
  • porzioni individuali (come condimenti, salse, panna, zucchero)
  • prodotti da toilette in miniatura e campioncini presenti negli alberghi

Restano fuori dall’accordo le insalate in busta già pronte e gli imballaggi per il take away.

Le polemiche

Noi trasformatori di plastica siamo basiti dalle numerose regole speciali per gli imballaggi in plastica e le eccezioni lasciate passare per imballaggi realizzati con altri materiali – dichiara Marco Bergaglio, Presidente di Unionplast-Federazione Gomma Plastica. Perché questo provvedimento che doveva salvare l’Europa dall’eccesso di imballaggi in senso lato si è trasformato in una nuova SUP (la Direttiva del 2019 sulla plastica monouso), una sciagura addirittura priva di una adeguata valutazione d’impatto come la stessa Commissione ha ammesso e come studi che abbiamo commissionato a enti di ricerca hanno ampiamente confermato.

Altro punto che non convince l’industria italiana è quello relativo all’introduzione degli obiettivi di riutilizzo e di strumenti di intercettazione come i depositi cauzionali: alcuni ritengono, infatti, che poiché da 35 anni l’Italia ha scelto con il decreto Ronchi di seguire il modello di responsabilità estesa del produttore, la filiera del riciclo degli imballaggi (sostenuta dai contributi pagati da produttori e utilizzatori degli stessi) avrebbe raggiunto già dei validi risultati.

In realtà, il deposito cauzionale ha dimostrato di funzionare già in molti Paesi grandi e non è vero che questa misura metterebbe in discussione il nostro sistema di raccolta differenziata: il DRS non si contrapporrebbe alla raccolta differenziata ma la andrebbe a completare. D’altro canto va da sé: il regolamento Ppwr rimane fortemente contrastato dall’Italia.

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