Regolamento Ue su imballaggi e rifiuti di imballaggio, il documento che smaschera Governo e industria italiani

Grazie a Marevivo e a Zero Waste Italy, un interessante documento di fact-checking sulle obiezioni del Governo italiano in relazione alla proposta dell’Unione europea di regolamento sugli imballaggi

Pubblicato nei mesi scorsi il nuovo regolamento Ue sugli imballaggi, la Commissione europea si è in pratica detta pronta a far ruotare tutto attorno al concetto principale del riciclo e riutilizzo e a ridurre così la quantità di imballaggi immessi sul mercato.

È quanto prevede il “Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio” che introdurrebbe sistemi di deposito obbligatori per i contenitori monouso e un aumento degli obblighi di riciclaggio dell’Unione europea. C’è chi però in Italia non ha esultato, vedendo in questa decisione un pericolo per milioni di posti di lavoro, con gravi danni ad alcuni settori del commercio.

Ne abbiamo parlato qui: Riutilizzo imballaggi, ecco perché il regolamento europeo per ridurre le quantità prodotte non piace alle aziende

 Ora, dopo le forti obiezioni espresse dalle Commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera sulla proposta di Regolamento Europeo sugli imballaggi e la richiesta di modificare il documento, arriva la risposta della Commissione Europea, in una lettera della Commissaria alla Salute e Sicurezza Alimentare, Stella Kyriakidou, al nostro Presidente della Camera, Lorenzo Fontana.

L’aspetto della posizione italiana che sorprende di più è che interpreta i concetti di “riuso” e “riciclo” come attività contrapposte, e afferma che il nostro Paese non abbia bisogno di intraprendere ulteriori iniziative, dal momento che nel campo del riciclo rappresenta già un’eccellenza, spiegano da Marevivo Onlus.

A una lettura più attenta è chiaro, invece, che la proposta sia volta a promuovere quel riciclo che il nostro Paese dice di voler difendere, rendendo tutti gli imballaggi sul mercato riciclabili o riutilizzabili entro il 2030 e incrementando così l’utilizzo di plastica riutilizzata e lo sviluppo di un’economia circolare.

Tutto questo, però, non basta. È vero che abbiamo fatto passi in avanti sul riciclo, ma è vero anche che l’Italia mostra ancora delle criticità: siamo attorno al 50% di plastica da imballaggio che finisce in discarica, negli inceneritori o viene dispersa nell’ambiente. Bruxelles stima che, senza interventi puntuali e condivisi, rischiamo un ulteriore aumento del 19% di rifiuti entro il 2030: è per questo che gli Stati membri devono impegnarsi a fissare obiettivi comuni di riduzione, eliminando, ad esempio, gli imballaggi inutili, come le confezioni monouso per frutta e verdura nei supermercati, promuovendo la valorizzazione dei materiali e riducendo l’eccesso di rifiuti.

Per questo motivo, Marevivo insieme a Zero Waste Italy ha commissionato a IPSOS un sondaggio in cui emerge che il 90% degli italiani sarebbe disposto a cambiare le proprie abitudini di acquisto per rispettare di più l’ambiente. L’80%, inoltre, si dice d’accordo a eliminare dai supermercati imballaggi monouso per frutta e verdura, mentre quasi la totalità degli intervistati chiede al Governo leggi più stringenti per combattere l’utilizzo eccessivo di queste confezioni. Inoltre, la Fondazione ambientalista – che proprio durante l’audizione alla Camera dei Deputati, il 28 giugno scorso, aveva esposto alle Commissioni riunite la propria posizione a favore della proposta – ha redatto insieme a Zero Waste Italy un documento di fact-checking al riguardo, con le obiezioni dei deputati e gli argomenti in risposta.

Fact-checking sulla posizione del Governo e dell’industria italiani contro il regolamento Ue su imballaggi e rifiuti di imballaggio

Ecco alcuni punti del documento:

  1. Tra i punti salienti del testo, le risposte alle contestazioni portate avanti da Montecitorio riguardo il fatto che l’iniziativa sarebbe incentrata “solo sul riuso”, che “l’adozione di un Regolamento non lascia margine di manovra ai singoli Stati membri” e che “verrebbero penalizzate circa 800.000 aziende attualmente attive nel settore degli imballaggi”.
    Innanzitutto, come attesta anche la risposta ufficiale inviata dalla Commissaria – a commento e controdeduzione del parere negativo sull’iniziativa – la proposta vuole aumentare il tasso di riciclo, incrementando l’uso di contenuto riciclato negli imballaggi, armonizzando le varie normative per facilitare l’attività e introducendo sistemi di Deposito Cauzionale (DRS) che si stanno mostrando fondamentali per migliorare il processo. Non a caso, molti network industriali europei del settore (come Plastics Recyclers Europe) hanno a più riprese espresso sostegno all’iniziativa UE, che viene vista come la “roadmap” per consolidare le filiere del riciclo.
  2. Inoltre, la Commissione spiega di aver scelto la formula del Regolamento proprio perché in questo comparto le Direttive sono spesso state recepite con grandi variazioni di interpretazione e applicazione tra i diversi Paesi europei, andando a inficiare il conseguimento degli obiettivi dichiarati. Sono state le stesse organizzazioni di settore consultate in fase di stesura del Regolamento a chiedere di omologare le varie misure. Favorevole all’introduzione dell’atto giuridico del Regolamento è, ad esempio, anche l’Associazione Europea di Produttori di Materie Plastiche “Plastics Europe”.
  3. Infine, non tutte le aziende e i lavoratori del settore sarebbero toccati dalle misure del nuovo Regolamento. Inoltre, non si tratta di chiudere aziende e tagliare posti di lavoro, ma di aprirne di più in settori contigui. Dalle nuove misure, infatti, la Commissione europea si attende (confortata da centinaia di pagine di valutazioni sviluppate nella Valutazione Strategica) la creazione di oltre 600mila posti di lavoro e risparmi per imprese e consumatori stimabili in circa 100 euro l’anno pro-capite.

QUI puoi leggere il documento di fact-checking completo.

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Fonte: Marevivo

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