Greenwashing: se su una bottiglia leggi “plastica riciclata al 100%” potrebbe non essere vero (ma l’Ue lo permette lo stesso)

Plastica riciclata? La Commissione europea avrebbe aperto a regole più permissive per il calcolo del contenuto riciclato nei prodotti. Si schiera, quindi, a favore dell’industria chimica e c’è aria di greenwashing

Una bottiglia di plastica che riporti in etichetta la dicitura “plastica riciclata al 100%” dovrebbe essere composta interamente da plastica riciclata? Giusto? No. Secondo la Commissione europea non necessariamente.

Nell’ambito della sua spinta per affrontare le crescenti montagne di rifiuti in Europa e della direttiva SUP (Single-Use-Plastic), che stabilisce le modalità di calcolo per le quote di materia prima riciclata dei nuovi imballaggi monouso, l’Ue ha in realtà approvato nuove regole sul contenuto riciclato nelle bottiglie di plastica per bevande usa e getta.

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Ma come calcolare il contenuto riciclato?

Ricordiamo che la Direttiva SUP 2019/904 prevede una serie di obiettivi:

  • entro il 2025 raccogliere almeno il 77% delle bottiglie in PET, il 90% entro il 2029
  • dagli anni 2025 e 2030 le bottiglie dovranno contenere almeno, rispettivamente, il 25% e il 30% di R-PET food contact ― PET, riciclato idoneo al diretto contatto alimentare

Ora, secondo un documento ottenuto da POLITICO datato 13 febbraio, l’esecutivo dell’Ue sosterrebbe piuttosto un approccio più permissivo a favore delle industrie della plastica e dei prodotti chimici, andando incontro allo loro logiche di mercato. Un approccio che consentirebbe alle aziende di raccogliere crediti di riciclo per diversi prodotti della loro gamma e di raggrupparli poi nell’etichetta di un solo prodotto, consentendo loro di utilizzare la dichiarazione “riciclato al 100%” sul prodotto che avrebbe una maggiore vendita, anche quando non è così.

È il cosiddetto mass balance approach and allocation, usato nel riciclo chimico che permette di allocare a un determinato prodotto un contenuto di materiale riciclato o bio-based, indipendentemente dal fatto che il prodotto abbia o no quello stesso contenuto. Tutto sulla base di una sostanziale allocazione di crediti di contenuto riciclato o bio-based: le aziende tengono conto del mass balance per etichettare il proprio prodotto come riciclato al 100% quando nei fatti di contenuto riciclato ce n’è ben poco.

Ovviamente, i gruppi ambientalisti e altri riciclatori sono infuriati riguardo alla proposta e hanno spinto per regole più severe su come vengono trasferiti i cosiddetti crediti di contenuto riciclato per evitare di fuorviare i consumatori.

Questo è, per me, un rischio davvero elevato di greenwashing, dice Lauriane Veillard, responsabile delle politiche di Zero Waste Europe.
Senza garanzie, le richieste di riciclaggio rischiano di diventare un esercizio contabile privo di significato.

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