Queste raccapriccianti bambole restituite dall’oceano vengono vendute per finanziare progetti di salvaguardia delle specie marine

Bambole raccapriccianti e orrende, deturpate da mesi di permanenza in mare, vengono vendute dai volontari texani che con esse finanziano i loro progetti

Le onde del mare restituiscono ogni giorno montagne di spazzatura. Essa, dopo aver minacciato la sopravvivenza delle specie marine, si accumula sulle spiagge, finendo raccolta da turisti, curiosi o volontari ambientalisti.

Sulle coste del Texas, negli ultimi anni, si sono accumulate tonnellate di spazzatura proveniente dal mare – conseguenza di una corrente marina “ad anello” che attira i rifiuti che galleggiano nell’oceano all’interno del Golfo del Messico.

Molti Paesi costieri non hanno regole stringenti smaltire i loro rifiuti, che spesso finiscono nei corsi d’acqua o nei mari, trasportati in balia delle correnti.

Fra i rifiuti arrivati sulle coste americane, hanno destato interesse teste o altre parti di bambole e bambolotti in plastica dura – alcuni dei quali hanno trascorso in mare decenni.

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Essi, a causa della lunga permanenza in acqua, sono stati “colonizzati” da muffe, alghe, piante marine e crostacei (i cirripedi), che li hanno resi raccapriccianti e orrendi.

Non è chiaro perché moltissimi pezzi di bambole abbiano iniziato ad affollare le coste texane, con una concentrazione molto più alta rispetto ad altre parti del mondo.

Le immagini delle bambole recuperate lungo i 65 chilometri di costa texana sono davvero perturbanti: alghe e crostacei fuoriescono dalle orbite degli occhi o dalle bocche aperte, mentre i morsi delle tartarughe hanno lasciato cicatrici profonde su mani, braccia e gambe.

Il disgusto generato da questi oggetti, sui quali la Natura ha finito per prevaricare, ha dato ai volontari della Mission-Aransas National Estuarine Research Reserve, che si occupano di ripulire le spiagge, lo spunto per trasformare i rifiuti in una risorsa (anche economica).

Sulla pagina Facebook della riserva vengono caricate ogni settimana le foto delle bambole recuperate sulla costa insieme a altri rifiuti in plastica – come maschere da sub, giocattoli, bottiglie, flaconi di detersivo, reti da pesca.

Gli oggetti più perturbanti e disgustosi vengono poi messi in vendita all’asta: il denaro raccolto viene poi utilizzato dai volontari per finanziare progetti di pulizia delle spiagge o di salvaguardia delle specie marine che proprio dai rifiuti vengono danneggiate, come le tartarughe.

La maggior parte delle persone acquista perlopiù boe, galleggianti e pezzi di reti da pesca, allo scopo di ricavarne decorazioni per la casa a tema nautico.

Ma c’è una fetta importante di pubblico sedotta dal macabro spettacolo delle bambole deturpate da alghe e molluschi, che vengono utilizzate come decorazioni per Halloween o per fare scherzi.

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Fonte: Mission-Aransas Reserve

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