Cos’è questa storia delle centinaia di confezioni di ketchup spiaggiate lungo la costa pugliese?

Da qualche settimana le spiagge pugliesi sono invase da centinaia di confezioni di prodotti alimentari americani: perché sono qui?

Nelle ultime settimane le spiagge pugliesi che si affacciano sulla costa adriatica sono state letteralmente invase da centinaia di rifiuti plastici provenienti dagli Stati Uniti: confezioni di ketchup e maionese, tappi per le orecchie, fustini di detersivo, tubi di patatine e rifiuti di altro genere – tutti destinati al mercato americano.

La denuncia è di Archeoplastica, un progetto che si occupa di raccogliere confezioni, bottiglie e altri oggetti in plastica che arrivano sulle spiagge italiane trasportati dalle onde del mare, e di classificarli in base alla loro provenienza o al loro periodo storico.

Come sappiamo, la plastica impiega centinaia di anni per distruggersi nell’ambiente. Per questo motivo, non è raro trovare arenati sulla spiaggia oggetti in plastica appartenenti a decenni passati, che hanno percorso un lungo viaggio in mare prima di raggiungere la terra ferma.

Come nel caso delle centinaia di confezioni di prodotti destinati al mercato americano che i volontari di Archeoplastica hanno trovato sulle spiagge pugliesi. Ciò che ha sorpreso è stata l’enorme quantità di confezioni di ketchup senza etichetta e con il numero 57 a rilievo.

La maggior parte dei flaconi era vuota, mentre alcuni contenevano un mix di ketchup, acqua di mare e sabbia – a dimostrazione della lunga permanenza in mare.

Ma non solo: sulle nostre spiagge sono arrivati anche barattoli di maionese, senape, bombolette di schiuma da barba, confezioni di detersivo e di corn flakes, tubi di patatine, pacchetti di semi di girasole, dolci confezionati.

Il codice a barre americano presente sulle confezioni dimostra che si tratta di prodotti non destinati al nostro mercato. Alcune delle confezioni sono nuove e integre, con tanto di sigillo di sicurezza, mentre altre sono vuote e la data di scadenza ne attesta la fine del loro periodo di vita sugli scaffali dei supermercati.

Alcuni dei prodotti raccolti sono arrivati all’interno di sacchi di juta di quelli usati per contenere e trasportare i chicchi di caffè (come testimonia la stampa impressa su di essi). Alcuni dei sacchi devono essersi aperti durante la permanenza in mare e hanno rilasciato così il loro contenuto fra le onde.

Ma da dove vengono tutti questi rifiuti? Si tratta di una perdita accidentale di carico da parte di una nave mercantile, o piuttosto di un abbandono deliberato di questi prodotti in mare?

Non sono ancora chiare le dinamiche di questa dispersione di rifiuti, ma una cosa è certa: si tratta di un episodio di pesantissimo inquinamento delle acque marine.

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Fonte: Archeoplastica

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