Stiamo precipitando verso la sesta estinzione di massa (e no, non è una minaccia allarmista)

Negli ultimi 500 anni si sono perse circa 200.000 specie animali. Una dimostrazione dei danni provocati dall'uomo all'ambiente

I ricercatori lanciano l’allarme: negli ultimi 500 anni si sono perse circa 200.000 specie animali. Una dimostrazione dei danni provocati dall’uomo all’ambiente

Nella storia della biodiversità terrestre si contano cinque eventi di estinzione di massa, tutti causati da fenomeni drammatici ma naturali. Ora alcuni scienziati affermano che una sesta estinzione di massa, provocata stavolta dai comportamenti umani, potrebbe essere in corso e portare presto alla scomparsa di tutte le forme di vita sul Pianeta: a questo proposito, vengono menzionate le estinzioni di numerose specie animali e vegetali alle quali l’umanità sta assistendo impotente.

Ma siamo davvero ad un passo dall’estinzione? Secondo la comunità scientifica, sì. La perdita della biodiversità è purtroppo un fenomeno concreto e i suoi effetti sono tangibili in ogni angolo del mondo: tutti siamo a conoscenza di animali in via di estinzione o che, negli ultimi anni, si sono ormai estinti (la red list stilata dall’IUCN, costantemente aggiornata, tiene traccia della scomparsa di animali in tutto il Pianeta). La nuova chiave di lettura del fenomeno, che ha “autorizzato” gli scienziati a dare l’allarme, è stata quella di inserire nel novero degli animali estinti o in via di estinzione anche gli invertebrati, che da soli rappresentano la maggioranza della biodiversità terrestre. Recuperando i dati sugli invertebrati estinti negli ultimi 500 anni o attualmente in via di estinzione e elaborando su tali dati delle stime, gli autori di un nuovo studio in merito hanno stimato una perdita di biodiversità compresa fra il 7,5% e il 13% – fra le 150.000 e le 260.000 specie!

(Leggi anche: “Vicini alla sesta estinzione di massa”. Nuovo studio svela che siamo sull’orlo del baratro)

La situazione non è grave allo stesso modo in tutti gli habitat: esistono infatti degli ecosistemi, come quelli marini, che sembrano essere meno colpiti dalla crisi della biodiversità – nonostante siano costantemente esposti a minacce quali inquinamento, riscaldamento delle acque, pesca intensiva e selvaggia, traffico marino. Allo stesso modo, sulla terraferma, le specie che vivono in regioni continentali sembrano essere meno fragili rispetto a quelle che vivono in regioni costiere. Infine, il ritmo di estinzione delle specie vegetali sembra essere più lento di quello delle specie animali.

Purtroppo, esiste una minoranza della comunità scientifica (nonché dell’opinione pubblica e dei media) che non ritiene veritiero l’allarme lanciato dagli esperti e che nega quindi la gravità del fenomeno e l’esistenza della sesta estinzione di massa: l’estinzione delle specie a cui stiamo assistendo non sarebbe altro che una naturale traiettoria evolutiva che si sta verificando indipendentemente dall’agire umano e che pertanto non c’è da preoccuparsi. Secondo gli autori dello studio, invece, è proprio l’uomo il principale responsabile del disastro ambientale che si sta svolgendo davanti ai nostri occhi: la nostra specie è l’unica che ha un potere nei confronti delle altre specie viventi sul Pianeta e che può fare concretamente qualcosa per provare a salvarle.

Lo dimostrano i diversi piani di conservazione delle specie in via di estinzione, che negli ultimi anni hanno salvato animali che rischiavano di scomparire per sempre – come ad esempio il panda. Ma non tutte le specie in pericolo sono oggetto di programmi di protezione e di riproduzione controllata, e del resto non basta salvare questa o quella specie se poi continuiamo a inquinare e a distruggere gli ecosistemi con il nostro agire scellerato. Dobbiamo cambiare i nostri comportamenti, i nostri stili di vita, se vogliamo davvero provare a salvare il mondo, e noi stessi, da quella che potrebbe essere l’ultima estinzione di massa della storia del Pianeta Terra.

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Fonte: Biological Reviews

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