“Gravi danni alla biodiversità, il Jova Beach Party va fermato”, l’appello al ministro Cingolani

Jovanotti al centro delle polemiche più che dell'ombelico del mondo. Al suo Beach Party va il demerito di mettere a rempentaglio l'ambiente circostante le spiagge in cui si svolgono i concertoni e tutte le specie selvatiche che vi dimorano. Questo e tutti gli altri spettacoli in aree verdi andrebbero impediti: l'appello dell'Enpa

Gravi danni alla biodiversità, necessario deciso intervento dello Stato per impedirne lo svolgimento”, così l’ENPA, Ente Nazionale Protezione Animali, scrive nuovamente al Ministro per la transizione ecologica, Roberto Cingolani, a seguito dei gravi danni ambientali anche a carico delle specie selvatiche, tra l’altro in riproduzione, che il Jova Beach Party e altre manifestazioni e concerti svolti in aree naturali, stanno causando.

Distruzione dei siti di riproduzione e di sosta degli animali, giovani uccelli e cuccioli “selvatici” che muoiono, privati delle cure parentali, tagli di alberi e di siepi, lavori nelle spiagge che compromettono l’ecosistema dunale, il grande e fragoroso disturbo causato dalla musica ad alto volume.

Questi gli effetti di tali spettacoli, che tra l’altro – sulla carta  avrebbero come obiettivo proprio la tutela dell’ambiente che invece distruggono.

L’Enpa chiede un immediato provvedimento restrittivo da parte del ministero interessato, responsabile e custode della biodiversità per lo Stato italiano, anche alla luce delle recenti modifiche costituzionali, che all’art. 9 ha introdotto, tra i doveri della Repubblica, la “Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”.  Dunque senza delegare agli enti locali, spesso spinti da altri interessi nel promuovere e autorizzare tali iniziative.

Una considerazione che già abbiamo fatto con Alessandro Polinori, vicepresidente LIPU: esistono altri luoghi idonei allo svolgimento degli spettacoli, come arene, stadi, luoghi degradati a cui dare una nuova vita e invece si continua a far (quasi) finta di nulla, nonostante le numerose proteste dei cittadini anche tramite social, svalutando l’impegno di volontari e associazioni, che hanno lavorato duramente, e spesso gratuitamente, per riportare alla naturalità alcune aree oggi interessate dai concerti.

Chiediamo al Ministro di adoperarsi, con gli strumenti che riterrà più opportuni, per imporre alternative sostenibili ed ecologiche ai luoghi scelti dagli artisti, dalle case discografiche e dai comuni, senza “delegare” ad altre istituzioni, ben poco interessate alla protezione dell’ambiente.

QUI leggi la nostra intervista ad Alessandro Polinori.

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