Perché l’embargo Ue al carbone russo non può fermare la guerra

Meno del 3% dei ricavi energetici della Russia proviene dal carbone, il resto è gas e petrolio. L’embargo al carbone dell’UE vale davvero molto poco come sanzione economica. Il vero colpo verrebbe dalle altre fonti fossili dalle quali, però, siamo tutti ancora terribilmente dipendenti.

Il conteggio dei soldi che l’UE paga alla Russia cresce continuamente da quel terribile 24 febbraio, quando è iniziata la guerra in Ucraina. Ma questi soldi sono per una larga parte dovuti all’importazione di gas e petrolio. Il carbone vale meno del 3% dei ricavi energetici del governo di Vladimir Putin. Un embargo, quindi, che potrebbe rivelarsi inefficace ai fini del finanziamento della guerra.

La guerra in Ucraina costa, costa molto, come tutte le guerre. Colpire l’economia dell’invasore è una strategia per togliere risorse ma l’embargo al carbone rappresenta, numeri alla mano, un colpo piuttosto “laterale”. Il problema? Sempre lo stesso: possiamo fare a meno del carbone (forse) ma non di gas e petrolio.

Peccato che gas e petrolio siano a loro volta fonti di energia fossile, quindi non rinnovabile e inquinante con la quale la guerra viene anche finanziata. Un nodo stretto al collo che ingabbia noi e il Pianeta.

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stop carbone dalla russia

@Europe Beyond Coal (aggiornamento 13.04.2022 h 18:30)

Stando al conteggio riportato dalla campagna Europe Beyond Coal elaborato su analisi del CREA, circa 32 miliardi di euro (in costante aumento) sono stati pagati dall’Ue alla Russia dall’inizio della guerra, di cui meno di 900 milioni per il carbone. Il resto è petrolio e gas, con il quale presumibilmente Vladimir Putin finanzia l’invasione.

L’Italia, in particolare, ha pagato alla Russia più di 14 miliardi di euro dall’inizio della guerra, di cui meno di 750 milioni per il carbone. Il resto, anche nel nostro caso, è petrolio e gas (questo soprattutto).

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Abbiamo fallito finora? I dati dicono proprio di sì. Siamo ancora terribilmente dipendenti dalle fonti energetiche fossili, e ora non possiamo fermare la guerra, almeno non così.

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Fonti: Europe Beyond Coal / CREA

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