Fusione nucleare: questo è il più grande reattore al mondo e prende forma proprio vicino a noi

ITER, il gigante della fusione nucleare nel Sud della Francia: un progetto rivoluzionario che mira a produrre energia pulita e illimitata, sfidando i limiti della scienza e dell'ingegneria

Al confine con l’Italia, precisamente nel Sud della Francia,  si sta svolgendo una rivoluzione silenziosa ma potentissima, una che potrebbe cambiare per sempre il nostro approccio alla produzione energetica. Qui, il progetto ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor), un acronimo che evoca un “viaggio” nel futuro, sta prendendo forma. Non si tratta di una semplice iniziativa scientifica, ma del più grande reattore a fusione nucleare al mondo, che promette di aprire un nuovo capitolo nella storia dell’energia pulita.

Iniziato nel 2006, l’ITER non è solo un progetto internazionale, ma una joint venture che ha unito sotto un unico obiettivo nazioni di tutto il mondo – Stati Uniti, Unione Europea, Russia, Cina, India e Corea del Sud. Questa collaborazione globale è guidata dall’ambizione di costruire “la macchina più complessa mai progettata“, come definita dal capo del progetto, Laban Coblenz. Come accennato poco fa, il cuore di questa macchina è un reattore a fusione nucleare, un dispositivo concepito per dimostrare che è possibile utilizzare la fusione nucleare su scala industriale.

Come funziona la fusione nucleare?

La fusione nucleare è un processo in cui due nuclei atomici leggeri si combinano per formare un nucleo più pesante, rilasciando una quantità incredibile di energia. Nel Sole, per esempio, la fusione avviene quando gli atomi di idrogeno si fondono sotto l’effetto della pressione gravitazionale. Sulla Terra, si stanno esplorando principalmente due metodi per generare la fusione. Il primo metodo, utilizzato dal National Ignition Facility negli Stati Uniti, consiste nel colpire un piccolissimo pezzetto di deuterio e trizio, le due forme di idrogeno, con un laser, aggiungendo calore per provocare un’esplosione di energia, trasformando così una minima quantità di materia in energia.

L’ITER, invece, si concentra sul secondo metodo: la fusione a confinamento magnetico. In questo caso, si utilizza una camera di grandi dimensioni (800 m³) con una piccola quantità di combustibile (2-3 grammi di deuterio e trizio), che viene riscaldato fino a raggiungere i 150 milioni di gradi. A questa temperatura elevata, le particelle si combinano nonostante la loro carica positiva, fondendosi e emettendo una particella alfa e un neutrone.

In parole semplici, la macchina mira a svelare se la fusione nucleare, lo stesso processo che alimenta le stelle, può essere domata per fornire energia elettrica pulita e inesauribile alle nostre case. Il processo di ITER impiega tecniche avanzate per superare la repulsione elettromagnetica tra atomi, richiedendo temperature astronomiche per l’ignizione della reazione. Nel cuore di questo sforzo c’è il tokamak, una struttura toroidale che confina la reazione a fusione attraverso un campo elettromagnetico, trasformando il calore in energia elettrica tramite un processo innovativo.

Nel tokamak di ITER, le particelle cariche vengono confinate da un campo magnetico, mentre i neutroni energetici colpiscono la parete della camera, trasferendo il loro calore e riscaldando così l’acqua che circola dietro. Quest’acqua si trasforma in vapore che, in teoria, aziona una turbina per produrre energia, come spiegato da Richard Pitts, capo sezione della divisione scientifica di ITER:

Il settore della fisica dei tokamak è in studio da circa 70 anni, a partire dai primi esperimenti in Russia negli anni ’40 e ’50.

Nonostante le sfide, inclusi ritardi e costi crescenti, l’ITER rimane un progetto di vitale importanza che ci avvicina sempre di più a un’epoca in cui l’energia pulita e illimitata non sarà più un sogno, ma una realtà tangibile.

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Fonte: ITER

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