Chernobyl: primo soldato russo morto per radiazioni. Cosa sta succedendo?

Altri 26 militari sarebbero stati ricoverati, a centinaia sarebbero stati trasferiti. L’allarme delle possibili conseguenze delle azioni militari nella Foresta Rossa era già circolato. Portati via container che custodivano attrezzature e parti di ricambio necessari per la manutenzione dell’impianto

Un soldato russo è morto a seguito delle radiazioni della centrale nucleare di Chernobyl alle quali era stato esposto nel corso di un operazione militare. Lo ha comunicato l’azienda ucraina Energoatom, che gestisce le centrali nucleari. Viene reso noto che altri 26 soldati sarebbero stati ricoverati, centinaia sarebbero stati trasferiti.

Il timore per il pericolo delle radiazioni era circolato insistentemente da giorni in particolare da quando tra il 20 e il 31 marzo l’area era in mano ai russi. In quel periodo è stato girato un video che riprendeva dei carri armati che marciavano nella Foresta Rossa, chiamata così perché gli alberi, dopo l’incidente del 1986 avevano cambiato colore, le chiome verdi erano diventatea rosse.

I soldati fin dove hanno sparso le radiazioni?

I carri armati hanno spostato vegetazione e suolo che erano stati appositamente posizionati per impedire la fuoriuscita di radioattività. Quella polvere che il movimento dei mezzi ha sollevato e sparso, ha fatto sì che chi era nell’abitacolo inalasse pulviscolo contaminato da radiazioni. L’altra domanda è lecita: fin dove sono sparse queste radiazioni? Il bilancio dei decessi per esposizione, purtroppo, potrebbe salire e abbiamo già visto le conseguenze che queste hanno su persone e ambiente. L’area è infatti rossa, con città fantasma dove il tempo è sospeso al 1986 e al momento dell’evacuazione massiccia che avvenne per cercare di portare in salvo quante più persone possibili.

Perché è stata una missione suicida

Alcuni osservatori hanno definito quella come una missione suicida per chiunque si fosse trovato a transitare in quella zona perché i terreni sono ancora altamente pericolosi. La minaccia è rappresentata dalle scorie, dai combustibili usati ovvero delle fasce di barre di combustibile immagazzinate in quanto contengono sostanze molto radioattive. Come spiega Vladim Chumak, capo del laboratorio di dosimetria dell’esposizione esterna presso il Centro nazionale di ricerca per la medicina delle radiazioni di Kyiv in un’intervista rilasciata al MIT Technology Review: questi depositi sono stati progettati e costruiti seguendo la logica del “massimo incidente probabile” ovvero tenendo conto dello scenario peggiore. La guerra, il lancio di missili o l’invasione con carri armati non rientrano nelle categorie previste.

Pericolo bombe sporche

Questi materiali così contagiosi possono essere impiegati anche per realizzare una cosiddetta “bomba sporca”, uno scenario apocalittico di dispersione radiologica. La società ucraina ha informato inoltre che i russi avrebbero portato via cinque container che custodivano attrezzature e parti di ricambio necessari per la manutenzione dell’impianto. La situazione certamente precaria in questo scenario di guerra è resa ancora più complessa sul fronte del monitoraggio ma le apparecchiature e tutti i sistemi di preposti funzionano normalmente, ha assicurato Energoatom.

Gli ispettori delle Nazioni Unite

La possibilità di militari russi contaminati era più che un presentimento anche se l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) non era ancora in grado di affermarlo.

Il direttore generale Rafael Mariano Grossi aveva annunciato l’avvio di una missione con un team di esperti per garantire la sicurezza degli impianti nucleari del Paese oltre al monitoraggio costante della situazione. A seguito degli ultimi accadimenti Grossi ha dichiarato che guiderà una missione delle Nazioni Unite a Chernobyl molto presto, la prima di una serie, per portare tutta l’assistenza e il supporto necessari.

La richiesta di una missione era stata chiesta anche dalla vice premier ucraina Iryna Vereshcuk per eliminare il rischio di un’ennesima catastrofe nucleare.

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FONTI: AIEA/MIT Technology review/Reuters

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