Monsanto rinuncia alla coltivazione di nuovi OGM in Europa

Monsanto rinuncia alla richiesta delle autorizzazioni per la coltivazione di nuovi OGM in Europa. L'annuncio era stato anticipato lo scorso giugno ed a poco più di un mese di distanza ne giunge la conferma. Pare che la multinazionale degli OGM voglia rinunciare all'attività di lobby per l'approvazione di nuove sementi.

Monsanto rinuncia alla richiesta di ulteriori autorizzazioni per la coltivazione di nuovi OGM in Europa. L’annuncio era stato anticipato lo scorso giugno ed a poco più di un mese di distanza ne giunge la conferma. Pare che la multinazionale degli OGM voglia rinunciare all’attività di lobby per l’approvazione di nuove sementi geenticamente modificate.

La multinazionale degli OGM ritirerà dunque quasi tutte le richieste per la coltivazione di organismi geneticamente modificati nell’Unione Europea. La motivazione? L’avversione dei cittadini alle colture OGM e la scarsa apertura del mercato europeo ad esse. Monsanto è presente in Europa con un’unica coltivazione OGM, l’ormai noto mais MON 810, contro la cui semina è stata richiesta l’applicazione della clausola di salvaguardia.

Monsanto non presenterà ulteriori richieste per l’approvazione di nuove sementi, ma continuerà a puntare sulla vendita in Europa del proprio mais geneticamente modificato. La società statunitense non scomparirà dunque dal mercato Europeo. Proseguirà probabilmente nella vendita di mais OGM in Paesi come la Spagna, il Portogallo e la Romania. Ciò non potrà avvenire però in Germania, dove il mais MON 810 è stato vietato nel 2009. La coltivazione di mais OGM Monsanto in Europa coprirebbe al momento aree molto ristrette, presenti in Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia e Romania, ad eccezione della Spagna, dove il mais geneticamente modificato occupa circa 100 mila ettari di terreno, secondo i dati resi noti da parte di Greenpeace.

L’autorizzazione per la coltivazione del mais MON 810 in Europa è scaduta da tempo e il prodotto deve dunque essere sottoposto a una nuova valutazione sulla sicurezza. Ogni settimana ci sono nuove prove degli effetti pericolosi sull’ambiente delle colture OGM, che consolidano la forte opposizione da parte di agricoltori, consumatori e governi in Europa.

Se il mais MON 810 venisse giudicato dannoso, l’azienda statunitense sarebbe obbligata a ritirarlo dal mercato. Opporsi agli OGM non significa ostacolare il progresso in agricoltura. È infatti necessario rivolgere investimenti verso nuove ricerche che possano concentrarsi su pratiche agricole moderne e sotenibili, che possano garantire un miglioramento della produzione senza impattare in modo negativo sulla salute, sull’ambiente e sull’agricoltura stessa, a partire dalla biodiversità agroalimentare.

“L’annuncio di Monsanto dimostra ancora una volta che il divieto alla coltivazione del MON 810 in Italia, siglato la scorsa settimana, era un atto dovuto e necessario. Adesso è urgente la decontaminazione dei due campi in Friuli seminati a giugno con mais OGM. Non c’è più tempo da perdere” ha dichiarato Federica Ferrario, responsabile della Campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace.

La rinuncia di Monsanto dovrebbe portare al ritiro di circa 10 richieste di autorizzazione per nuove colture OGM in Europa, secondo quanto riportato dal Telegraph. Il mais Monsanto costituisce in questo momento soltanto l’1% del totale delle coltivazioni di questo cereale sul territorio UE. È dal 1998 che l’Europa non approva la coltivazione di nuove sementi OGM.

Attenzione però: Monsanto non rinuncerà del tutto al mercato europeo. Continuerà infatti a proporre la vendita di sementi convenzionali e di mangime, e intende investire nel corso del prossimo decennio ben 225 milioni di euro per espandere le coltivazioni del proprio mais già presenti in Francia e Ungheria. Per porre al completo riparo l’Italia dal mais OGM non resta che sperare che venga tenuta fede al divieto di introduzione del mais MON 81O nel nostro Paese.

Marta Albè

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