Siamo “all’ultima goccia”: la gravissima siccità che sta mettendo a rischio le riserve idriche in Italia

L’associazione ambientalista lancia l’allarme nel suo ultimo report sulla crisi climatica e propone soluzioni applicabili per provare a salvare la risorsa ‘acqua’ nel nostro Paese

Oggi si celebra la risorsa forse più importante per la vita sulla Terra: l’acqua, sempre più scarsa e sempre più preziosa tanto da minacciare la stessa sopravvivenza dell’uomo sul Pianeta. L’inverno appena trascorso è stato uno dei più aridi e caldi della storia del nostro Paese: precipitazioni quasi inesistenti, temperature superiori alla media, perdita dei ghiacciai hanno ridotto a secco le nostre riserve idriche e gettano ombre inquietanti sul futuro dei prossimi mesi.

Ma non è solo l’Italia ad essere coinvolta dalla crisi idrica: tutto il Pianeta ha sete, come denuncia in un nuovo report l’associazione ambientalista WWF, L’Ultima goccia. Crisi e soluzioni del prosciugamento climatico. Questo porta con sé conseguenze trasversali che vanno dalla crisi alimentare (come quella che sta avvenendo in Madagascar) al crollo della produzione di energia idroelettrica (avvertito anche nel nostro Paese) fino alla distruzione dei settori dell’agricoltura e dell’allevamento.

Gli effetti della crisi idrica

Secondo l’associazione, gli impatti futuri della crisi climatica e della siccità sui diversi settori dell’economia provocherà una riduzione del prodotto interno lordo a livello globale: le perdite maggiori si avvertiranno, ovviamente nei Paesi in via di sviluppo e a reddito medio/basso – quelli che saranno anche maggiormente colpiti dagli eventi climatici estremi (come alluvioni, incendi e inondazioni) connessi alla crisi climatica.

Attualmente già più della metà della popolazione globale (oltre 4 miliardi di persone) sta sperimentando gli effetti della crisi idrica, con situazioni di grave siccità che si verificano per almeno un mese all’anno, e si stima che il numero delle persone esposte alla siccità estrema aumenterà fino all’8% nel corso del secolo.

Tuttavia, non è solo la siccità a preoccupare, ma anche l’eccesso d’acqua dovuto a fenomeni estremi quali alluvioni e inondazioni: questi eventi, un tempo rari ed eccezionali, si stanno intensificando sempre di più e le loro conseguenze si stanno facendo sempre più pesanti in termini economici e di vite umane. Un esempio che ci ha riguardato da vicino negli scorsi mesi è stato l’inedito uragano mediterraneo Medicane che si è abbattuto ad ottobre sulle coste della Sicilia.

Infine, come abbiamo detto, anche il settore dell’agricoltura sta pagando caro il prezzo dei cambiamenti del ciclo idrogeologico. Negli ultimi anni, ormai, circa tre quarti delle aree coltivate a livello globale hanno subito perdite di rendimento provocate dall’assenza di acqua e dalla scarsità di precipitazioni: tali perdite sono state quantificate in 166 miliardi di dollari.

La situazione in Italia

Questa è una situazione ben nota nel nostro Paese, dove il settore agricolo nelle regioni settentrionali sta subendo gravi perdite in conseguenza di mesi di quasi totale assenza di piogge e della perdita di massa dei ghiacciai. Particolarmente delicata è la situazione in Lombardia – come afferma Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia:

Una situazione gravissima che rischia di precipitare quando, a breve, partirà la stagione irrigua. Già oggi i fiumi sono in sofferenza, con la portata rilasciata dai laghi ai minimi storici, non vogliamo vedere gli alvei completamente a secco quando occorrerà ricominciare a immettere acqua nei canali: sarebbe un danno ecologico inaccettabile per i nostri corsi d’acqua. Già in passato la crisi idrica aveva portato a sacrificare i fiumi pur di alimentare i canali di irrigazione, una situazione che aveva creato danni enormi agli ecosistemi fluviali, e che non deve ripetersi.

(Leggi anche: La produzione di olio d’oliva in Liguria è dimezzata da siccità e malattie)

La siccità nel nostro Paese (@WWF)

Il problema della mancanza d’acqua e di neve e le sue conseguenze sul settore dell’agricoltura dimostrano la necessità di rivedere urgentemente le modalità di gestione e tutela del patrimonio idrico, poiché la crisi idrica è destinata ad accrescere la sua portata nei prossimi anni – come spiegato da Damiano Di Simine, coordinatore scientifico di Legambiente Lombardia:

Se qualcuno continua ad illudersi che potremo convivere con un clima diverso senza cambiare nulla, è bene che faccia due conti. Il cambiamento climatico impone di rivedere tutto, a partire dagli orientamenti colturali della Pianura Padana, ed in particolare il mais, che richiede enormi quantità d’acqua nella stagione più calda, deve fare spazio ad altre colture, meno esigenti di risorsa idrica, mentre occorre intensificare gli sforzi per ridurre le emissioni di gas climalteranti, perché è l’unico modo che abbiamo per abbassare la febbre del pianeta.

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Fonte: WWF / Legambiente

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