Scavi di Pompei: portati alla luce i resti di due donne e un bambino, vittime dell’eruzione del 79 d.C.

Meravigliosa Pompei! In un'area ancora inesplorata una campagna di scavo ha portato all'individuazione di tre nuovi scheletri, vittime della catastrofica eruzione del 79 d.C. che segnò la fine della città. I resti ossei sono stati portati alla luce in due case ad atrio usate come lavanderia e panificio

Quanta storia ancora sconosciuta si nasconde nelle ville e nei vicoli dell’antica Pompei. Nell’immenso Parco archeologico campano di recente sono stati ritrovati i resti appartenenti a tre vittime dell’eruzione del 79 d.C. in un’area finora inesplorata. Si tratterebbe secondo le prime indagini di due pompeiane e un bambino.

A darne notizia è il sito archeologico nell’ambito dei nuovi scavi avviati in uno dei suoi nove quartieri, la Regio IX, che si estende su un’area di 3200 mq rappresentando quasi un intero isolato della città antica.

Il progetto mira a rettificare e risolvere i problemi idrogeologici e conservativi dei fronti di scavo, ovvero il confine tra la parte scavata e quella inesplorata della città antica. Quest’ultima ammonta a circa 22 ettari di isolati e case ancora sepolti sotto lapilli e cenere, quasi un terzo dell’abitato antico” si legge nel comunicato stampa.

Nell’Insula 10 della Regio IX, lungo Via di Nola, gli archeologi hanno identificato due ambienti ad atrio realizzati in età sannitica e trasformati nel I secolo d.C. in botteghe.

I due locali fungevano da fullonica, una lavanderia, con banconi da lavoro, vasche per il lavaggio e la tintura degli abiti e da panificio con il forno per produrre generi alimentari da distribuire in città. Qui sono stati trovati gli scheletri di tre cittadini, che invano hanno cercato un riparo durante la catastrofica eruzione.

I corpi sono di due adulti, probabilmente due donne dalle analisi condotte, e di un bambino dell’età compresa tra i 3 e i 4 anni.

Gli individui sono stati ritrovati in un ambiente già scavato, dove erano rimasti solamente 40 cm di stratigrafia intatta. Essi poggiavano a diretto contatto con il pavimento, e presentavano – unitamente alle evidenze di importanti processi di assestamento postmortem – una serie di traumi perimortem dovuti al crollo del solaio soprastante, i cui frammenti erano frammisti a lapilli pomicei bianchi, che caratterizzano le prime fasi dell’eruzione Pliniana del 79 d.C. a Pompei”

Nemmeno due settimane fa nel Parco archeologico di Pompei sono riemersi due nuovi scheletri, vittime del terremoto che seguì l’eruzione. Quelli sono stati gli ultimi momenti di Pompei e dei suoi abitanti, attimi di terrore, devastazione prima che sulla splendida Pompei calasse il silenzio della fine.

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Fonte: Parco archeologico di Pompei 

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