Diabete tipo 1: clonate cellule da staminali per tornare a produrre insulina

Un gruppo di ricercatori è riuscito a clonare cellule di una donna malata di diabete tipo 1, riprogrammandole in modo tale che possano produrre nuovamente insulina e senza rischio di rigetto.

Un bel passo avanti per la ricerca scientifica è stato compiuto a New York presso la Stem Cell Foundation con la collaborazione della Columbia University. Un gruppo di ricercatori è infatti riuscito a clonare cellule di una donna malata di diabete tipo 1, riprogrammandole in modo tale che possano produrre nuovamente insulina e senza rischio di rigetto.

È evidente l’importanza di questo traguardo che forse in futuro permetterà ad ogni paziente di avere la propria cura personalizzata, grazie all’utilizzo delle cellule staminali e quindi creare dal Dna specifico di ogni paziente malato di diabete delle nuove cellule sane in grado di sopperire ai deficit dell’organismo.

La ricerca, pubblicata su Nature, era già iniziata nel 2006 e si proponeva proprio di creare cellule staminali embrionali che fossero “paziente-specifiche” per tentare di trovare una cura risolutiva per i casi di diabete di tipo 1. Oggi questo traguardo sembra più vicino, i ricercatori infatti sono riusciti, tramite le cellule staminali, a supplire alla carenza nei malati delle cellule beta (quelle in grado di produrre insulina).

A partire dalle cellule staminali embrionali, create trasferendo il nucleo di una cellula della pelle della paziente in una cellula uovo non fecondata (privata del suo originario nucleo), si sono poi andate a creare appunto delle cellule beta. Queste nuove cellule sane potranno essere trapiantate senza difficoltà nei pazienti dato che, essendo prodotte con il loro stesso materiale genetico, non comportano alcun rischio di rigetto.

La tecnica di “clonazione” utilizzata è simile a quella con cui a metà degli anni ’90 era stata creata la pecora Dolly e, almeno teoricamente, potrebbe essere sfruttata anche per altre malattie tra cui il Parkinson e la Sclerosi multipla. Arrivare a questo risultato però, sottolineano gli stessi scienziati, comporta una serie di ostacoli, non solo di tipo scientifico ma anche burocratici e legislativi dato che questo tipo di tecnica si serve della produzione di embrioni umani e sono molti i paesi in questo è vietato.

Francesca Biagioli

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