Il monologo di Paola Cortellesi che ti farà riflettere sulla violenza delle parole

Il monologo di Paola Cortellesi ci ricorda che nella battaglia contro la violenza sulle donne anche le parole contano

Il monologo di Paola Cortellesi sulla violenza delle parole e su quanto possa essere maschilista l’uso della lingua italiana è sempre attuale, e oggi, giornata contro la violenza sulle donne, vogliamo riproporlo, proprio per ricordare che in questa battaglia anche le parole contano, molto di più di quello che pensiamo…

Scritto da Stefano Bartezzaghi, giornalista e semiologo, è stato recitato alla premiazione dei David di Donatello nel 2008 e dimostra come l’universo linguistico sia organizzato attorno all’uomo e continua a stereotipare e ridurre il ruolo delle donne.

«È impressionante vedere come nella nostra lingua alcuni termini che al maschile hanno il loro legittimo significato, se declinati al femminile assumono improvvisamente un altro senso, cambiano radicalmente, diventano un luogo comune, un luogo comune un po’ equivoco che poi a guardar bene è sempre lo stesso, ovvero un lieve ammiccamento verso la prostituzione.
Vi faccio degli esempi.
Un cortigiano: un uomo che vive a corte; Una cortigiana: una mignotta.
Un massaggiatore: un cinesiterapista; Una massaggiatrice: una mignotta.
Un uomo di strada: un uomo del popolo; Una donna di strada: una mignotta.
Un uomo disponibile: un uomo gentile e premuroso; Una donna disponibile: una mignotta.
Un uomo allegro: un buontempone; Una donna allegra: una mignotta.
Un gatto morto: un felino deceduto; una gatta morta, una mignotta.
Non voglio fare la donna che si lamenta e che recrimina, però anche nel lessico noi donne un po’ discriminate lo siamo.
Quel filino di discriminazione la avverto, magari sono io, ma lo avverto. Per fortuna sono soltanto parole. Se davvero le parole fossero la traduzione dei pensieri, un giorno potremmo sentire affermazioni che hanno dell’incredibile, frasi offensive e senza senso come queste. “Brava, sei una donna con le palle”, “Chissà che ha fatto quella per lavorare”, “Anche lei però, se va in giro vestita così”, “Dovresti essere contenta che ti guardano”, “Lascia stare sono cose da maschi”, “Te la sei cercata”.
Per fortuna sono soltanto parole ed è un sollievo sapere che tutto questo finora da noi non è mai accaduto.»

Fonte: RaiPlay

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