Göbekli Tepe, lo straordinario sito archeologico con i megaliti più antichi di Stonehenge

Göbekli Tepe, la gemma nascosta della Turchia, svela misteri antichi e narra storie dell'alba della civiltà, guidando i visitatori in un viaggio emozionante attraverso il cuore della preistoria umana

Immaginatevi in cima a una collina, avvolti da un manto di erba arsa dal sole, tra rovine che sfidano i millenni. È Göbekli Tepe, un luogo che, benché sembri sperduto nel nulla, potrebbe rappresentare il centro di tutto ciò che conosciamo come storia umana. Questo enigmatico sito, nascosto nella regione dell’antica Mesopotamia nella Turchia orientale, vicino a Şanlıurfa, detiene il titolo di patrimonio dell’umanità UNESCO dal 2018. Qui risiedono i megaliti più antichi conosciuti dall’uomo, testimonianze silenziose risalenti al 9600 a.C., che segnano un punto di svolta fondamentale, la Rivoluzione Neolitica, quando l’Homo sapiens scelse di abbandonare il nomadismo.

Sotto un’imponente copertura protettiva, il sito rivela un insieme di costruzioni che sfidano il tempo: spazi comuni ovali e misteriosi pilastri a T, ancorati su piedistalli di pura roccia, la cui vera natura continua a intrigare gli esperti. Gli scavi, portati alla luce per la prima volta negli anni ’90 da Klaus Schmidt, hanno rivelato una comunità non solo di cacciatori-raccoglitori ma di individui in grado di creare bellezza e significato.

Göbekli Tepe

©DAI, Progetto Göbekli Tepe

Storia e misteri

Sebbene molti conoscano questo sito come “antico luogo di culto”, il dottor Lee Clare, che gestisce il progetto Göbekli Tepe, è categorico su un punto: non stiamo parlando di un tempio. Anche se Schmidt aveva inizialmente presentato Göbekli Tepe come “il primo tempio del mondo” per suscitare interesse, il dottor Clare ha spiegato che, nonostante la nostra tendenza a identificare i megaliti come spazi sacri, non esistono rappresentazioni di divinità, né maschili né femminili, in questo sito.

Al contrario, quello che Clare evidenzia sono i bassorilievi di animali e insetti, come serpenti, creature simili a gru e persino una figura che sembra una volpe raccolta sotto un braccio. Queste opere sono state create da comunità di cacciatori-raccoglitori che non avevano accesso a strumenti avanzati per lavorare il metallo, come spiega il dottor Clare:

Non stiamo parlando di un insieme di individui arretrati. Erano esseri umani all’avanguardia, seppur con strumenti di base. Sulle colonne a forma di T sono incise diverse immagini. Queste rappresentano uno dei primi tentativi dell’essere umano di modellare uno spazio, incidendo i propri miti e storie su grandi massi all’interno di una struttura, al fine di rafforzare l’identità comune, il senso di appartenenza e l’unità di un collettivo.

Questo avveniva mentre l’umanità viveva un cambiamento radicale, passando da uno stile di vita basato sulla caccia e la raccolta a uno incentrato sull’agricoltura. Questo non era solo un cambiamento fisico o sociale, ma anche cognitivo. C’era un’evoluzione in atto nella loro psiche, un necessario adattamento delle loro menti a nuove realtà.

Questo spazio, descritto come una “struttura domestica del nono millennio a.C.”, ci mostra le tracce della vita quotidiana, inclusi gli strumenti per la macinazione. Göbekli Tepe ci invita a guardare oltre l’ovvio, a interrogarci su ciò che è celato sotto la superficie: ogni piccola scoperta, ogni artefatto minuto suggerisce che ogni luogo, per quanto remoto, ha infinite storie da raccontare e domande da proporre.

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Fonte: UNESCO Lee Clare

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