Wi-fi: radiazioni elettromagnetiche più pericolose per bambini e donne in gravidanza

Radiazione elettromagnetiche. Un'esposizione eccessiva è pericolosa per i grandi ma soprattutto per i più piccoli che hanno il cranio più sottile e il tessuto cerebrale più assorbente

A meno che non si viva in un luogo davvero incontaminato, tutti noi siamo più o meno regolarmente esposti alle radiazioni elettromagnetiche dovute a reti Wi-fi, smartphone, televisioni e altri oggetti elettronici. Già da anni si parla della possibile pericolosità delle reti senza fili in particolare sul cervello e il sistema nervoso ma c’è uno studio che suggerisce come l’esposizione a queste radiazioni possa essere più pericolosa di quanto generalmente si pensa in particolare per i bambini e i feti.

L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IRIC) classifica i campi elettromagnetici a radiofrequenza come Gruppo 2B (ovvero forse cancerogeni per l’uomo), la stessa categoria a cui appartengono piombo, cloroformio, vapori della benzina e il DDT.

Secondo un rapporto pubblicato sul Journal of Microscopy and Ultrastructure dal titolo “Perché i bambini assorbono più le radiazioni a microonde rispetto agli adulti: le conseguenze”, condotto analizzando una serie di studi precedenti e attraverso delle simulazioni al computer, non solo i bambini ma ancor di più i feti assorbono una maggiore quantità di radiazioni rispetto agli adulti. Ciò è dovuto al fatto che i loro corpi sono più piccoli, il loro cranio più sottile e il tessuto cerebrale più assorbente.

Fonti di radiazioni includono televisori, forni a microonde, telefoni cellulari e dispositivi Wi-Fi. La prima cosa da evitare secondo gli esperti è che bambini, ragazzi e donne incinte posizionino i loro cellulari nei vestiti. In questo modo infatti si crea una sovraesposizione ancora più pericolosa. Gli autori dello studio sostengono che i governi non stiano facendo abbastanza per avvertire dei rischi la popolazione e che gli attuali limiti di esposizione siano insufficienti e dovrebbero essere rivisti.

Grazie agli studi analizzati si è potuto notare che un’esposizione elevata comportava una maggiore comparsa di tumori al cervello e ghiandole salivari, basso numero di spermatozoi nei maschi e maggiori rischi di cancro al seno nelle donne. I ricercatori hanno inoltre osservato che il tempo medio tra l’esposizione ad una sostanza cancerogena e la comparsa di un tumore è di tre o più decenni. Ciò significa che per vedere i reali effetti che potrebbero aver avuto le radiazioni sui bambini bisognerà attendere l’età adulta.

Sono necessari comunque altri studi per verificare le conclusioni a cui è giunta questa ricerca.

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