Questo social network è diverso da tutti gli altri: è etico, green e non vende i tuoi dati

Notoriamente, i social network cedono i nostri dati personali a terzi e utilizzano algoritmi di profilazione per mappare i nostri gusti o le nostre scelte. Spesso, in questo modo, tutela e rispetto della propria identità digitale vanno alle ortiche. Come tutelarsi? Ecco una nuova proposta tutta italiana, appena presentata a Bergamo: si chiama Sblind, un nome che è "tutto un programma"

Pulite, trasparenti e attente alla privacy degli utenti? Non proprio. Le varie piattaforme di social network oggi sono un campo minato, tra profili falsi, fake news e, in certi casi, anche vere e proprie propagande politiche.

Come districarsi? Innanzitutto, dovremmo ormai sapere che la prima cosa che fanno i social network è raccogliere quante più informazioni su di noi, in un modo o nell’altro. Ragione per cui dovremmo essere noi stessi a saper e a dover gestire la nostra stessa privacy nel miglior modo possibile.

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Quello che in molti non sanno, per esempio, è che l’uso dei social network non è “gratuito”, ma pagato con la cessione dei nostri dati personali e dei comportamenti che teniamo online: tutto quello che scriviamo, i commenti, i ”like” o le varie reazioni che mettiamo, anche i nostri contatti e i gruppi cui aderiamo, tutto produce dati, che consentono alle piattaforme di costruire veri e propri profili commerciali a cui poi inviare messaggi pubblicitari mirati.

Ma abbiamo la possibilità di decidere secondo la nostra volontà? Nella maggior parte dei casi la risposta è no, a meno che non stabiliamo di non essere presenti sui social. Tuttavia esistono delle realtà che basano la propria missione sul concetto di “sostenibilità digitale” e che partono dal rispetto dell’identità digitale delle persone.

Niente profilazione né contenuti aggressivi

È il caso di Sblind, il primo social network geolocalizzato, nato da una startup di imprenditori e manager bergamaschi, senza algoritmi di profilazione e senza contenuti aggressivi, violenti o irrispettosi. Tra km zero, sostenibilità e, rispetto dell’identità digitale delle persone, Sblind lancia la sifda del Social Time, ossia della limitazione del tempo massimo di utilizzo del social, e contribuisce alla compensazione di CO2. Presentato al Kilometro Rosso Gate 4 oggi, si chiama così “perché va alla cieca”, cioè non targetizza, non profila. In breve, non ti vede.

Secondo Social Warning, il progetto del Movimento Etico Digitale creato per rendere consapevoli ragazzi e genitori attraverso una rete capillare di formatori-volontari in tutta Italia, il 51% dei ragazzi tra i 15 e i 20 anni è a disagio nel prendersi una pausa da web e social e verifica lo smartphone in media 75 volte al giorno. Il 7% lo fa addirittura fino a 110 volte al giorno.

Il 52% dei ragazzi tra gli 11 e i 18 anni ha cercato di ridurre la quantità di tempo trascorso online, senza però riuscirvi. Il 33% dei teenager definisce il proprio utilizzo dello smartphone “eccessivo”. Un adolescente in media dovrebbe dormire 8-10 ore al giorno, ma il 40% degli intervistati ha dichiarato di perdere ore di sonno perché rimane connesso di notte su smartphone, console o pc.

sblind convegno

©GreenMe

Sblind – racconta Francesco Bertuletti, AD e cofunder di Sblind – rispetta l’identità digitale dei propri utenti e partecipa attivamente alla crescita, alla promozione e alla tutela del territorio. Così come per lo sfruttamento di valori Sostenibili come le risorse idriche, il lavoro minorile, le disuguaglianze sociali, la discriminazione di genere e tutti i 17 goals rappresentati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, dobbiamo riconoscere la scelta di non contribuire allo sfruttamento delle Identità Digitali dell’individuo.

Per raggiungere questi obiettivi, il nuovo network non ha algoritmi di mappatura né cookies pubblicitari, non cede dati a utenti terzi, non ha un modello di business legato direttamente all’utente e limita l’utilizzo della piattaforma stessa a massimo 90 minuti al giorno. Anche il concetto di “influencer” è messo in discussione da Sblind, che ha coniato il termine “Lovers”: si tratta delle persone più importanti nelle nostre vite e sono al massimo 100 per ogni utente iscritto.

I lovers sono le persone che amiamo seguire veramente, di cui ci interessa davvero cosa postano o quali contenuti propongono: per noi è meglio essere amati che seguiti.

Oltre a queste proposte, Sblind ha dichiarato di sostenere la compensazione di CO2 con il primo modello di business circolare, capace di offrire plus agli utenti e regalare compensazione di CO2 all’intero pianeta. Grazie ad un sistema digitale di proprietà è possibile calcolare e compensare le emissioni di CO2 premiando e coinvolgendo gli utenti in azione reali e concrete.

Ricapitolando, quindi, il Decalogo Sblind stabilisce che:

  • i dati degli utenti vengano trattati esclusivamente da Sblind e non ceduti a terzi
  • non vengono utilizzati algoritmi di profilazione per mappare i gusti o le scelte dell’utente
  • non vengono inseriti cookies di terze parti
  • non vengono inseriti cookies pubblicitari
  • ogni contenuto viene validato singolarmente
  • nessun comportamento viene mappato in App

Utopia? Pare proprio di no. L’urgenza è fare un passo indietro e riformulare la nostra presenza nel web, partendo da una domanda: quanto importante è riservare i nostri dati?

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