Che ci fanno delle foto di bambini per le strade di Roma?

“Cornici private” è la campagna/provocazione di alcuni studenti contro lo shareting, la sovraesposizione di minorenni in rete

Lo vediamo ogni giorno sui social ma non tutti ne conoscono il nome: è lo “sharenting” un fenomeno che sta prendendo sempre più piede, ma di cui si parla ancora troppo poco. Eppure, quello che ancora si stenta a comprendere è che ciò che gli adulti considerano un ricordo, può diventare una fonte di informazioni sensibili per altri un domani.

È per sensibilizzare su questo punto che alcuni studenti dell’Istituto Europeo di Design hanno letteralmente invaso le strade di Roma con immagini di volti di bambini sorridenti ripresi al parco giochi, nelle loro camerette o in piscina, incorniciati e messe in bella mostra in strada, sulle panchine o su un gradino, attaccati ai pali della luce.

È “Cornici private”, la campagna di guerriglia marketing da loro lanciata: tante foto sotto gli occhi di perfetti sconosciuti, di chiunque si trovasse a passaren con un’unica diretta domanda: “Metteresti tuo figlio per strada?”.

Lo shareting

Lo sharenting (ossia la contrazione, secondo l’Oxford English Dictionary, di sharing – condivisione – e  parenting – genitorialità) è l’abitudine di condividere tutto sulle pagine social, o meglio l’ossessione che molti genitori hanno di pubblicare anche in modo indiscriminato foto e informazioni dei propri figli su piattaforme online, mettendo in serio rischio la privacy e la sicurezza dei minori (la traccia che viene lasciata online potrebbe influenzare la vita futura dei bambini).

Nel tentativo di tutelare i minori dall’esposizione sul web qualche settimana fa è stata depositata alla Camera una proposta di legge che, se approvata, limiterà la possibilità per i genitori di pubblicare video e immagini dei figli, al fine di tutelare maggiormente la privacy dei piccoli, che al compimento del quattordicesimo anno di età potranno anche richiedere l’oblio digitale.

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