Non sottovalutare le conseguenze di lasciare sempre acceso il GPS sul tuo smartphone

Il GPS non rappresenta solo un modo per scaricare più velocemente la batteria del nostro smartphone, ma anche una violazione "legale" della nostra privacy

Il sistema di geolocalizzazione GPS, di cui sono dotati i nostri smartphone, rappresenta indubbiamente un vantaggio finora impensabile: grazie alla connessione a internet, mette a disposizione dell’utente informazioni sempre aggiornate sulla viabilità, il traffico e il trasporto pubblico, fornendo sempre il percorso migliore per raggiungere una certa destinazione.

Ma non solo: avere il GPS ci permette una maggiore fruizione del mondo dei social e ci dà la possibilità di cercare informazioni su un dato ristorante, su una caffetteria o un negozio d’abbigliamento che si trova a pochi passi da noi, o di reperire la lista delle gelaterie che si trovano nelle vicinanze.

Insomma, un bel sistema da tenere sempre in tasca e a portata di click, ma attenzione a come usarlo nel modo più saggio, in modo che non si trasformi in uno svantaggio per noi. Infatti, molti utenti che tendono a dimenticarlo sempre acceso commettono un errore, che può ledere alla salute dello smartphone ma anche alla propria sicurezza.

Il GPS è un sistema estremamente energivoro per la batteria del cellulare, e tenendolo acceso sempre contribuisce a far scaricare lo smartphone più velocemente. Questo, nel tempo, può compromettere la salute della batteria e accorciare così la vita del dispositivo. Ecco perché gli esperti di informatica suggeriscono di spegnere il GPS dopo che abbiamo finito di utilizzarlo – per esempio, per trovare la strada per la metropolitana.

(Leggi anche: Cellulari: perché dovresti scegliere sempre lo sfondo nero sul tuo smartphone)

Ma c’è anche un altro motivo che dovrebbe spingerci verso un utilizzo più consapevole del sistema GPS: la geolocalizzazione, tanto pratica se ci siamo persi in una città che non conosciamo, permette ad app e motori di ricerca di accedere alla nostra posizione, di indagare i nostri spostamenti, di conoscere quali luoghi frequentiamo, di scoprire le nostre abitudini.

Questo, oltre a rappresentare una violazione della nostra privacy, rappresenta anche uno strumento utilissimo alle aziende per conoscere meglio i propri potenziali clienti e fornire loro pubblicità personalizzate, che hanno maggiori possibilità di colpire nel segno rispetto alle pubblicità tradizionali. È un po’ come se parlassimo apertamente ai motori di ricerca e ai social di ciò che ci piace o non ci piace fare, dando a loro la possibilità di colpire i nostri punti deboli.

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