Perché le illustrazioni che troviamo nei libri di scuola su uno degli esperimenti più famosi della storia sono totalmente errate

No, Benjamin Franklin non ha certo scoperto l’elettricità tenendo in mano un aquilone durante una tempesta

La scienza si fonda su prove concrete, ma, ironia della sorte, molte delle storie che raccontiamo sugli scienziati e sui loro esperimenti non sono basate su molta verità. Una mela che cade sulla testa di Newton non ha stimolato improvvisamente la sua idea di gravità. La teoria dell’evoluzione di Darwin non è stata fondata sui becchi dei fringuelli. O ancora Benjamin Franklin non ha certo scoperto l’elettricità tenendo in mano un aquilone durante una tempesta.

Eppure è quello che molte illustrazioni dell’esperimento dell’aquilone di Franklin, tra cui quella che segue, vorrebbero far credere. Queste immagini non avevano uno scopo educativo, eppure compaiono ampiamente in libri di testo, documentari e persino in istituzioni scientifiche come la Royal Society di Londra.

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Le illustrazioni presentano tantissimi gravi errori

Ora lo storico della scienza Breno Arsioli Moura ha voluto fare chiarezza. Con il sostegno della Fondazione di Ricerca di San Paolo e dell’Università Federale dell’ABC in Brasile, ha analizzato sette illustrazioni dell’esperimento dell’aquilone di Franklin realizzate nel XIX secolo.

Le imprecisioni sono risibili. Secondo l’autore, queste immagini si basano principalmente su testimonianze riportate e presentano “gravi errori per quanto riguarda la trasmissione dell’elettricità, il ruolo dei conduttori e degli isolanti e la protezione dello sperimentatore”.

In primo luogo, nonostante quello che vi hanno detto a scuola, Franklin non ha mai voluto che un fulmine colpisse il suo aquilone. Sapeva che le conseguenze sarebbero state fatali. Questo esperimento è stato attentamente studiato da Franklin per determinare se “le nuvole che contengono fulmini sono elettrificate o meno”.

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Gli scienziati infatti conoscevano già l’elettricità. Franklin stava solo cercando di dimostrare l’esistenza di una carica elettrica ambientale nelle nuvole. Posizionandosi accuratamente al riparo, il famoso scienziato suggerì che se qualcuno avesse fatto volare un aquilone con un’asta metallica durante un temporale, l’elettricità nel cielo avrebbe potuto viaggiare lungo la corda dell’aquilone intrisa di pioggia fino a una chiave metallica collegata.

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Non si sa nemmeno se l’esperimento fu mai realizzato

Una corda di seta avrebbe separato la persona che faceva volare l’aquilone dall’elettricità. Tuttavia, avvicinando il dito alla chiave di metallo, la persona dovrebbe essere in grado di percepire una piccola scintilla. Il famoso esperimento è logicamente valido, ma non si sa se Franklin lo abbia mai realizzato.

Lo scienziato accenna appena all’idea dell’aquilone nella sua autobiografia. Parla invece soprattutto dell’esperimento della “sentry box”, un’idea simile che si basava su una grande asta metallica che si protendeva verso il cielo, collegata a un piccolo conduttore elettrico in un rifugio vicino.

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Moura ha spiegato:

È importante notare due cose. L’esperimento non doveva essere eseguito durante un temporale per sfruttare i fulmini, e l’asta non doveva essere collegata a terra, ma ancorata al supporto isolante in modo che tutta l’elettricità estratta venisse immagazzinata in essa.

Il racconto errato di Joseph Priestley

L’unica altra fonte per l’esperimento dell’aquilone è una relazione scritta da uno storico di nome Joseph Priestley nel 1767. In esso Priestley afferma che Franklin parlò segretamente dell’esperimento a suo figlio perché temeva che non avrebbe funzionato.

A quanto pare, l’autore aveva appreso “dalle migliori autorità” che il figlio di Franklin lo aveva assistito nell’innalzamento dell’aquilone nel giugno del 1752. Secondo Moura, il racconto di Priestley sembra essere la fonte primaria su cui si sono basate molte illustrazioni successive.

Da quando Priestley ha menzionato il figlio di Franklin, ad esempio, nei disegni e nelle incisioni compare spesso un bambino. Tuttavia curiosamente questo bambino sembra molto più giovane di 21 anni, l’età del figlio di Franklin all’epoca.

Inoltre, poiché Priestley non sottolineava l’importanza del riparo nel suo racconto, quasi tutte le illustrazioni mostrano Franklin e suo figlio in piedi in un campo aperto. Solo una volta sono raffigurati rannicchiati sotto la copertura di un tetto di paglia.

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La mancanza della chiave

Altre volte è la chiave a mancare. Raramente Franklin è raffigurato mentre tiene l’aquilone con un isolante. Entrambi sono dettagli cruciali. La prima illustrazione analizzata da Moura, intitolata Il filosofo e il suo aquilone, raffigura Franklin che tiene il filo dell’aquilone sopra la chiave.

Questo avrebbe rovinato l’intero esperimento, poiché l’oggetto metallico sarebbe stato messo a terra e non avrebbe potuto condurre una scintilla. E peggio ancora altre illustrazioni suggeriscono che un fulmine abbia effettivamente colpito l’aquilone o un punto vicino ad esso. Questo però avrebbe certamente ucciso sia Benjamin che William Franklin.

L’interpretazione errata potrebbe derivare dal fatto che Priestley ha descritto in modo impreciso l’elettricità che scorre lungo la corda dell’aquilone di Franklin come “fulmine”. Secondo Moura, in definitiva, quando vediamo le illustrazioni dell’esperimento dell’aquilone in un documentario di Ken Burns, non riusciamo a vedere i “dettagli intriganti” e trascuriamo gli “errori scientifici. E invece:

Ci sono storie molto più complesse e interessanti dietro ciò che intendono rappresentare.

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Fonte: Science & Education

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