Funghetti magici: in piccole dosi la psilocibina può migliorare la condizione degli adulti con ADHD

Una recente ricerca ha sottolineato come i pazienti affetti da ADHD, iperattività e impulsività, possono trovare beneficio nell’assunzione di un basso dosaggio di sostanze psichedeliche.

L’ADHD colpisce milioni di adulti in tutto il mondo, con sintomi come disattenzione, iperattività e impulsività.

Molti individui con ADHD si sono rivolti al microdosaggio di sostanze psichedeliche, assumendo basse dosi di sostanze suballucinogene per auto trattare i propri sintomi e migliorare il funzionamento quotidiano.

Ricerche recenti hanno esplorato come il microdosaggio possa alterare i tratti della personalità e la consapevolezza nella popolazione generale, ma i suoi effetti sugli individui con ADHD sono rimasti in gran parte inesplorati.

Secondo una nuova ricerca pubblicata su Frontiers in Psychiatry, gli adulti con disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) o gravi sintomi di ADHD che hanno assunto basse dosi di sostanze psichedeliche hanno riportato aumenti della consapevolezza dopo quattro settimane.

I risultati sottolineano l’importanza di condurre futuri studi controllati con placebo, per verificare se questi cambiamenti possano essere replicati in un ambiente sperimentale controllato.

Lo studio

Lo studio recente ha voluto indagare gli effetti del microdosaggio sulla consapevolezza e sui tratti della personalità negli adulti con diagnosi di ADHD o che presentano gravi sintomi di ADHD.

Per lo studio sono stati reclutati adulti con ADHD o sintomi gravi simili all’ADHD. I ricercatori hanno sottolineato che:

Gli individui con diagnosi di ADHD mostrano tipicamente livelli più bassi di consapevolezza caratterizzati da difficoltà nell’allocare e sostenere l’attenzione sul momento presente e da una tendenza a non giudicare e non reagire verso pensieri ed emozioni emergenti. Inoltre, la loro struttura di personalità differisce da quella degli individui non ADHD, caratterizzata da un elevato nevroticismo (cioè affetti negativi ed emotivamente instabile) e da una ridotta coscienziosità (cioè efficiente e organizzata).

I ricercatori hanno raccolto dati in quattro punti temporali: basale, 2 settimane dopo l’inizio del microdosaggio, 4 settimane dopo l’inizio e attraverso sondaggi giornalieri.

Dopo 2 e 4 settimane di microdosaggio, i partecipanti hanno riportato un aumento dei livelli di consapevolezza rispetto al basale. Nello specifico, hanno mostrato miglioramenti in aspetti come l’osservazione, la descrizione, l’agire con consapevolezza, il non giudicare l’esperienza interiore e la non reattività alle esperienze interiori.

I ricercatori hanno anche scoperto che il nevroticismo, un tratto della personalità spesso associato all’instabilità emotiva, è diminuito dopo 4 settimane di microdosaggio. La coscienziosità e l’estroversione sono aumentate rispettivamente dopo 4 e 2 settimane, mentre la gradevolezza e l’apertura sono rimaste invariate.

Lo studio però presentava alcune limitazioni, tra cui un elevato tasso di abbandono e potenziali distorsioni dovute ai partecipanti che non avevano avuto un’esperienza piacevole con il microdosaggio. Inoltre, sono necessari studi controllati in ambienti di laboratorio per garantire l’uniformità delle sostanze e delle dosi utilizzate.

La ricerca futura deve indagare se questi effetti indotti dal microdosaggio, sulla consapevolezza e sui tratti della personalità, sono di lunga durata conducendo misurazioni di follow-up.

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Fonte: Frontiers

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