Il lato oscuro delle e-cig usa e getta: il test su 9 marchi, tra prodotti irregolari e livelli fuorilegge

Le sigarette elettroniche usa e getta sono sempre più vendute: utilizzabili fino a quando batteria e liquido si esauriscono, aromatizzate o no, con nicotina o senza, il loro è un fascino per molti senza pari. Eppure, come emerge da un’inchiesta di Altroconsumo, rappresentato un rischio per la salute e per l’ambiente da non sottovalutare

Nessuna autorizzazione alla vendita su siti anch’essi non autorizzati, livelli di nicotina superiori ai limiti di legge, assenza di controlli sull’età di chi acquista e avvertenze sulla salute in etichetta non regolari: da Altroconsumo arriva un’inchiesta a tutto tondo sul mercato online delle sigarette elettroniche. Che, troppo spesso, nasconde delle insidie.

Per analizzarle una ad una, l’organizzazione ha acquistato online 15 e-cig monouso (quelle, cioè, che non possono essere ricaricate e con le quali non si può scegliere la quantità di nicotina da svapare), di cui 10 non risultavano autorizzate alla vendita in Italia e 3 avevano quantità di nicotina superiori ai limiti di legge. Inoltre, vari e-shop non risultavano registrati come prevede la normativa e né richiedevano documenti per evitare acquisti da parte di minorenni. Mentre sono pochi coloro che rispettano la normativa sui rifiuti elettronici (Raee).

Leggi anche: Sigarette elettroniche, scoperti effetti collaterali a lungo termine: ecco come infiammano cervello, cuore e colon

Casi tutti segnalati all’Agenzia delle dogane e dei Monopoli e ai ministeri.

L’indagine

Altronconsumo ha acquistato 15 sigarette usa e getta di 9 marche, con e senza nicotina, a maggio 2023 sui principali siti che compaiono nella prima pagina dei risultati dei motori di ricerca. Incluso anche l’unico brand di un’azienda delle Big Tobacco, che alla data della ricerca era distribuito in Italia (Vuse Go di British American Tobacco) e un modello in vendita su amazon.it (Revoltage).

Quattordici dispositivi su 15 sono prodotti in Cina (un prodotto non riportava informazioni in merito). E le aziende produttrici o importatrici sono oltre che cinesi anche americane, francesi, tedesche, italiane o altro.

e-cig

©Altroconsumo

I costi sono contenuti, meno di 10 euro in media nel nostro caso (con prezzi che andavano dai 4 euro ai 18,90 euro), e, a seconda del modello, permettono un certo numero di tiri (i “puff”). Più aumenta il numero di puff, più aumenta la carica della batteria che, nel caso di Altroconsumo, andava dai 345 mAh (milliampere ora) agli 850 mAh.

Dieci e-cig su 15 non autorizzate, su siti irregolari

Solo cinque e-cig su 15 riportavano il contrassegno dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Adm) che legittima la circolazione delle sigarette elettroniche monouso (con nicotina e senza) in Italia e sono:

  • Beco Mate
  • Vuse
  • Elf Bar
  • Lik Bar
  • Geek Bar

La vendita delle altre dieci e-cig senza contrassegno (quelle di Puff Bar, Revoltage, Salt Switch e X-Bar) non dovrebbe essere consentita in Italia, eppure gli analisti sono riusciti a comprarle online e a riceverle senza alcun problema. In più, i siti dai quali sono state acquistate le e-cig senza contrassegno non sono registrati nella lista Adm dei soggetti autorizzati alla vendita: quindi, non potrebbero vendere e-cig. Tra questi c’è anche il colosso dell’e-commerce Amazon, “anche se, nel momento in cui scriviamo, ha eliminato il prodotto al link a cui l’abbiamo acquistato“, dicono da Altroconsumo.

Inoltre, tre prodotti tra quelli senza contrassegno dell’Agenzia dei Monopoli sono irregolari anche per il contenuto di nicotina e per le dimensioni del serbatoio, superiori a quanto previsto dalla normativa Italiana (Decreto Legislativo 6/2016).

Si tratta dei tre prodotti di Puff Bar:

  • Puff Bar Mango riporta in etichetta il 5% di nicotina (pari a 50 mg per ogni millilitro di liquido), mentre il limite massimo per legge è 2% (pari a 20 mg/ml)
  • Puff Bar Flow > Lychee Ice e Puff Bar Plus Lychee Ice riportano serbatoi rispettivamente di 3,5 ml e 6,5 ml, mentre la normativa prevede volumi non superiori a 2 ml (oltretutto, sul sito, venivano indicate anche con livelli di nicotina al 5%; poi sulla confezione era riportata la percentuale ammessa in Italia del 2%).

QUI potete consultare il resto dell’inchiesta.

Fonte: Altroconusmo

Leggi anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook