I consultori stanno sparendo a causa dei tagli: “noi donne sempre più sole”

Già nel 2019 avevamo il 60% in meno dello standard minimo previsto per legge, ma ora i consultori familiari sono sempre meno

Il declino dei consultori familiari in Italia è un tema di crescente preoccupazione e che impone una riflessione. In quasi cinque decenni questi centri, nati dai movimenti femministi e successivamente emancipati dall’influenza del mondo cattolico e della casta medica prevalentemente maschile, sono diventati pilastri cruciali per il benessere di donne e adolescenti.

Tuttavia le attiviste hanno denunciato una drammatica trasformazione dei consultori in vittime sacrificali dei tagli al welfare, con budget sempre più esigui e una posizione marginale nelle ristrutturazioni della sanità territoriale. La gestione regionale dei servizi sta generando disparità, poiché molte regioni trascurano spesso le direttive nazionali.

L’ultimo censimento ufficiale del 2019 riporta circa 1800 consultori, il 60% in meno dello standard minimo previsto per legge. Da oltre dodici anni, si assiste a una costante diminuzione, con la perdita di almeno 300 strutture.

Manca anche il personale medico per rimpiazzare chi va in pensione

La situazione è in continua evoluzione, con chiusure e accorpamenti in diverse città italiane. Ad esempio, a Milano, il consultorio di Largo De Benedetti è stato venduto a privati, mentre a Catania, il consultorio autogestito “Mi cuerpo es mio” è stato sgomberato.

Nella capitale, Roma, il consultorio di largo delle Sette Chiese è stato notevolmente ridimensionato, mantenendo solo i servizi di vaccinazione pediatrica e lo Spazio Mamma, mentre le visite ginecologiche e altri servizi sono stati accorpati in un consultorio vicino.

In varie parti d’Italia, tra cui Trieste e Reggio Calabria, consultori storici sono destinati a scomparire o sono a rischio di chiusura. Questo cambiamento ha suscitato critiche da parte degli attivisti, che sottolineano come ciò abbia compromesso la funzione originaria di essere un centro di supporto per le donne. Le attiviste di Non una di meno hanno protestato contro queste decisioni, chiedendo di fermare lo smantellamento e ripristinare i servizi persi nel corso degli anni.

Un problema critico è la mancanza di personale medico sostitutivo per coloro i quali vanno in pensione. Questa carenza si riflette negativamente sulla capacità dei consultori di fornire servizi adeguati. In alcune regioni, come le Marche che presenta un elevato numero di medici obiettori, praticare l’interruzione volontaria di gravidanza può essere quasi impossibile.

Il declino dei consultori familiari in Italia è dunque una minaccia significativa per i servizi dedicati al benessere delle donne e degli adolescenti. Per questo è in corso una giusta lotta da parte delle attiviste finalizzata a preservare questi presidi cruciali, chiedendo una riconsiderazione delle politiche che minacciano la loro esistenza e il ripristino dei servizi essenziali per la comunità.

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