Yogurt, i fermenti lattici benefici rimangono “vivi” fino alla data di scadenza? La risposta in un nuovo test

Lo yogurt è considerato un alimento sano, in particolare perché contiene fermenti lattici vivi benefici per l'intestino. Ma questi microrganismi quanto "vivono" all'interno dello yogurt? Arrivano a scadenza? A rispondere è una nuova indagine condotta da Il Salvagente

Dei fermenti lattici contenuti nello yogurt solo una piccola minoranza riesce a superare lo stomaco arrivando a svolgere un’azione benefica nell’intestino. Ma il problema è anche a monte. Quanti fermenti ci sono davvero nello yogurt del supermercato e per quanto tempo rimangono “vivi” all’interno del prodotto?

A chiederselo è una nuova indagine de Il Salvagente che il 14 febbraio ha acquistato e analizzato 9 vasetti di yogurt cremoso bianco e zuccherato, senza aromi artificiali e con data di scadenza 26 febbraio.

Di tutti i prodotti sono stati analizzati 3 campioni, in modo da ottenere dati scientificamente validi. Ogni yogurt è stato testato dai laboratori del gruppo Maurizi che hanno valutato la concentrazione dei batteri lattici (L. bulgaricus S. termophilus) nell’alimento per tutta la durata di conservazione del prodotto, ovvero fino a scadenza.

Come scrive Il Salvagente:

I campioni utilizzati per le prove microbiologiche sono stati opportunamente omogenizzati per ottenere un campione rappresentativo e arricchiti con appositi brodi indicati dalla normativa di riferimento per la prova dei batteri lattici.

Secondo i produttori, i fermenti lattici rimangono vivi nello yogurt anche per 40 giorni. In realtà le analisi hanno mostrato una situazione decisamente diversa.

I risultati

I risultati evidenziano che, già dopo qualche giorno che sono rimasti sugli scaffali, gli yogurt contengono meno fermenti lattici e sono quindi privi di benefici.

Come scrivono gli esperti della rivista:

Il nostro studio mostra ovviamente che la concentrazione di batteri lattici diminuisce al trascorrere dei giorni, passando da una concentrazione di miliardi di microrganismi vivi a qualche centinaia di migliaia alla data di scadenza dello yogurt. Tre giorni dopo la scadenza, i batteri lattici sono diminuiti ancora, raggiungendo la concentrazione di poche decine di migliaia di unità per grammo.

Dagli studi emerge che la dose giornaliera consigliata di fermenti lattici è, per gli adulti, intorno a miliardi di cellule vive. Ed è proprio qui il problema: a scadenza, secondo questa nuova analisi, i prodotti avevano un ridotto quantitativo di fermenti, assolutamente non sufficiente per offrire benefici ai consumatori.

Insomma, quando consumiamo lo yogurt siamo convinti di mangiare un alimento sano e ricco di fermenti lattici ma, perché davvero sia così, dovremmo preoccuparci che sia il più possibile fresco.

Sarebbe importante dunque sapere la data di confezionamento (oltre che quella di scadenza). Come scrivono gli esperti de Il Salvagente:

Per avere la certezza che questa attività probiotica possa davvero essere assicurata dal consumo regolare di uno yogurt, in realtà, dovremmo sempre optare per un prodotto vicino alla data di produzione. Dato che questa non è obbligatoria, ripiegare su una data di scadenza il più lontana possibile dalla data di fine vita impressa in confezione per il consumatore non è facile. Soprattutto se si considera che abbiamo trovato sul mercato yogurt che scadono dopo 28 giorni accanto ad altri che arrivano anche a 40 giorni.

Insomma, orientarci per noi consumatori non è semplice. Anche in questo caso dovremmo affidarci a piccoli produttori, acquistando sempre yogurt fresco.

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Fonte: Il Salvagente

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