Taurasi rosso: storia, caratteristiche e cantine più sostenibili del vino soprannominato “Barolo del Sud”

Tutto e di più sulla storia ed i sapori di uno dei rossi più ricercati del meridione: il Taurasi o Barolo del sud

Tutto e di più sulla storia ed i sapori di uno dei rossi più ricercati del meridione: il Taurasi o Barolo del Sud

Il Taurasi è senza dubbio un indiscusso protagonista della viticoltura campana e più nello specifico dell’Irpinia, area geografica in cui nasce. Assieme al Fiano di Avellino, al Greco di Tufo e all’Aglianico del Taburno rappresenta tutt’oggi l’unico vino prodotto in Campania ad aver ottenuto la più alta certificazione di qualità: la DOCG. Queste ed altre caratteristiche gli hanno perciò conferito l’appellativo di “Barolo del Sud”, non avendo nulla da invidiare al famoso rosso piemontese.

Il Taurasi è apprezzato da esperti e amanti del vino che lo classificano tra i più pregiati prodotti della nostra penisola. Un vino quindi ricercato che nella sua complessità di aromi e sapori rievoca la sua storia, raccontandoci l’incredibile ricchezza e varietà del suo terroir: l’Irpinia.

Storia del Taurasi rosso

Il Taurasi è un rosso fermo prodotto solamente nella regione dell’Irpinia che costituisce il cuore pulsante dell’entroterra campano per via del perfetto equilibrio creatosi tra clima, terra e fertilità del suolo. Questo elegante vino dal colore rosso intenso si ottiene da uve di Aglianico irpino, un vitigno autoctono antichissimo che sarebbe stato introdotto nella nostra penisola in età ellenistica, intorno al VI secolo a.C.

Secondo i racconti del tempo, i Greci avrebbero coltivato questo vitigno inizialmente sulla costa lucana e più precisamente nella città di Elea, da cui deriverebbe il nome Eleanico, divenuto poi Aglianico.

Il nome “Taurasi” proviene invece dall’omonimo borgo di cui questo vino è la prima eccellenza. In epoca romana il primo insediamento era noto come Taurasia, un territorio crocevia di scambi, distrutto poi da guerre e saccheggi. La coltivazione dell’Aglianico greco riprese però negli adiacenti Campi Taurasini che permisero una ricchissima produzione vinicola. Il vino di questa fertile area iniziò a diffondersi come “Taurasi” e a farsi conoscere e apprezzare non solo in Italia, ma in tutta Europa per le sue intriganti caratteristiche grazie alle “Ferrovie del vino” del novecento.

Negli anni 20 del novecento il Taurasi fu uno dei pochissimi vini realizzati in Italia ed esportati in Francia. La produzione italiana risultava piegata in due poiché gravemente colpita dalla fillossera.  Questo temibile insetto aveva distrutto i migliori vitigni europei, ma non aveva intaccato le uve del meridione per via dei terreni sabbiosi e vulcanici che arginarono, fin dove possibile, il parassita.

A metà secolo la produzione riprese a gonfie vele e per il Taurasi arrivarono i primi successi: nel 1970 il Taurasi ottenne la sua prima certificazione DOC, nel 1993 invece la più ambita DOCG.

Dal 2011, secondo il nuovo disciplinare di produzione vini del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, questo vino irpino dovrà essere etichettato con il nuovo nome di “Taurasi rosso”, con cui in futuro verrà commercializzato.

Caratteristiche organolettiche del Taurasi

Il Barolo del Sud viene prodotto con una percentuale di Aglianico irpino variabile che non scende mai al di sotto dell’85% nei Taurasi più facilmente reperibili in commercio, ma può arrivare al 100% in vini di maggior pregio e dal costo nettamente superiore. Il suo colore è rosso rubino intenso, vivo con sfumature variabili, a tratti anche leggermente aranciate in Taurasi più maturi.

Ogni annata e ogni Taurasi differisce dagli altri per le sua complessità di aromi, di profumi, ma allo stesso tempo per l’equilibrio che questo straordinario vino ha.

Il Taurasi è un vino di grande invecchiamento, sottoposto cioè obbligatoriamente a 3 anni di invecchiamento. Nel caso di Taurasi Riserva il vino viene sottoposto a 4 anni di invecchiamento obbligatorio e 18 mesi in botte. Ciò conferisce al rosso nuance di tabacco, struttura e aromi più complessi quali ad esempio di pepe o altre spezie spezie come i chiodi di garofano. Il profumo del vino rievoca l’Irpinia, i suoi suoli vulcanici, ma fini. Le note che prevalgono sono quasi sempre di viola e marasca.

Abbinamenti consigliati

Il Taurasi è un vino corposo che si sposa perfettamente con piatti di un certo spessore e molto saporiti come quelli a base di cinghiale, selvaggina o carne arrosto. Un buon abbinamento è anche con formaggi a pasta dura molto stagionati. Per la annate migliori, una tra queste il 2004, si suggerisce di far ossigenare il vino che sia con utilizzo di decanter o meno.

Per via della sua gradazione alcolica, che non è mai inferiore al 12%, è consigliato servire il Barolo del Sud ad una temperatura tra i 16 ed i 18°.

Cantine più sostenibili del momento

Moltissime cantine irpine hanno trasformato la propria produzione, orientandola al biologico e alla sostenibilità.

  • Il Cortiglio è ad esempio una cantina sita nell’avellinese i cui vini sono interamente a residuo zero per l’ambiente e per la salute dei consumatori. Accanto alla coltivazione di vitigni autoctoni, l’azienda produce anche olio da ulivi secolari, offrendo agli interessati percorsi personalizzati volti alla scoperta dei loro prodotti e della loro storia.
  • Il Cancelliere è ultra azienda impegnata nella produzione sostenibile di vini che non richiedono alcun utilizzo di sostanze chimiche né in vigna né in cantina. Questa azienda vitivinicola, a conduzione familiare, è specializzata nella viticoltura naturale dell’Aglianico irpino che fa dell’artigianalità il suo fiore all’occhiello.
  • L’Azienda Marianna Venuti investe nella sostenibilità ambientale con cantine realizzate secondo i principi dell’architettura bioclimatica che fanno uso di  pannelli fotovoltaici e sistemi di recupero delle acque piovane. In queste prende vita la produzione di vini irpini prevalentemente biologica.

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