Mercurio, arsenico e diossine nel pesce possono esporre ad un maggior rischio melanoma, secondo questo studio

Secondo un nuovo studio osservazionale mangiare pesce 2 volte a settimana aumenta il rischio melanoma. Come mai? Gli scienziati ipotizzano che il problema sia la contaminazione del pesce con mercurio, arsenico, diossine e altre sostanze controverse

Il pesce viene spesso considerato un alimento sano da consumare circa 2 volte a settimana. Ma ora una nuova ricerca ribalta questa convinzione, sostenendo che proprio chi consuma pesce con questa frequenza rischia maggiormente di trovarsi alle prese con un melanoma, pericoloso tumore della pelle.

Lo studio, condotto su un campione di quasi 500mila persone da un team della Brown University, ha rilevato che chi consuma settimanalmente circa 300 grammi di pesce (con una una media giornaliera di 42,8 grammi) ha un rischio maggiore del 22% di ammalarsi di melanoma rispetto a chi ne consuma di meno (media giornaliera di 3,2 grammi).

I risultati hanno mostrato anche che chi consumava 2 porzioni di pesce alla settimana aveva un rischio maggiore del 28% di sviluppare cellule anormali solo nello strato esterno della pelle (melanoma di stadio 0 o melanoma in situ).

Ma come mai consumare un certo quantitativo di pesce esporrebbe a un rischio maggiore di melanoma?

Secondo gli autori, il motivo potrebbe essere la contaminazione di alcuni pesci, come ad esempio il tonno, con sostanze dannose come mercurio, arsenico, diossine e altro.

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Come ha dichiarato Eunyoung Cho, autore principale dello studio:

Ipotizziamo che le nostre scoperte possano essere attribuite a contaminanti nei pesci, come bifenili policlorurati (Pcb), diossine, arsenico e mercurio. Precedenti ricerche hanno scoperto che una maggiore assunzione di pesce è associata a livelli più elevati di questi contaminanti all’interno del corpo e ha identificato associazioni tra questi contaminanti e un rischio più elevato di cancro della pelle. Tuttavia, notiamo che il nostro studio non ha studiato le concentrazioni di questi contaminanti nei corpi dei partecipanti e quindi sono necessarie ulteriori ricerche per confermare questa relazione.

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Insomma, i risultati dello studio sono da confermare con approfondimenti maggiori. E anche l’European Food Information Council (Eufic) sottolinea un importante limite di questo studio (e non è il solo):

Gli studi osservazionali non possono provare causa ed effetto diretti. Lo studio ha preso in considerazione molteplici fattori di salute e stile di vita come età, etnia, storia familiare di cancro, attività fisica, assunzione di fumo, assunzione di alcol ed esposizione ai raggi UV del sole, che potrebbero potenzialmente influenzare l’esito del melanoma. Tuttavia, i ricercatori avvertono che anche così, non è del tutto possibile garantire che tali fattori non abbiano avuto alcun impatto sui risultati finali. Inoltre, nell’intricato legame con il cancro della pelle possono essere coinvolti altri fattori dietetici o di stile di vita non misurati.

Inoltre l’Eufic sottolinea che:

Qualsiasi rischio derivante da “due porzioni di pesce a settimana” può essere controbilanciato dai benefici.

Anche il dottor Michael Jones, scienziato senior del personale in genetica ed epidemiologia presso l’Institute of Cancer Research, ha affermato che è possibile che le persone che mangiano più pesce abbiano parallelamente altre abitudini o stili di vita che aumentano il rischio di melanoma. Inoltre:

Gli autori ipotizzano che l’associazione possa essere dovuta a contaminanti nei pesci, ma non hanno misurato i livelli di questi contaminanti nei partecipanti.

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Fonte: PubMed

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