Il lato oscuro del cioccolato: nonostante le promesse, Lindt sfrutta ancora il lavoro minorile in Ghana

Un'indagine condotta da SRF in Svizzera ha rivelato che, per le proprie forniture di cacao, Lindt & Sprüngli ancora si serve di lavoro minorile in Ghana. Nonostante l'impegno dichiarato contro lo sfruttamento dei bambini, sembra che la gestione e l'efficacia delle iniziative di questa azienda nel contrastare il lavoro minorile siano fallimentari

Non proprio tutti i bambini amano il cioccolato. Purtroppo, ancora oggi, per far arrivare questo alimento sulle nostre tavole vi sono dei piccoli sfruttati in qualche parte del mondo. A tornare sul tema è stata in questi giorni la trasmissione svizzera “Rundschau” di SRF che, con la sua inchiesta sulle piantagioni di cacao in Ghana, ha puntato il dito sulla celebre azienda di cioccolato Lindt & Sprüngli.

Il servizio, andato in onda sulla Radio e Televisione Svizzera in lingua tedesca, denuncia un fatto molto grave: all’interno della catena di approvvigionamento di Lindt vi sono ancora preoccupanti violazioni dei diritti, in particolare di quelli dei bambini che dovrebbero poter frequentare la scuola e giocare e non certo trascorrere il loro tempo nelle piantagioni di cacao.

La trasmissione ha raccontato diversi casi di lavoro minorile, storie di bambini come Kennedy e Ebenezer che vivono nel villaggio di Mfenibu e trasportano pesanti baccelli di cacao, o Blessing, un bambino di soli cinque anni, che fatica ogni giorno sotto il peso del cacao a Akwasi Asi.

Nella scuola elementare di Kokofu, l’insegnante Emmanuel Alale riferisce poi di numerosi bambini che, invece di frequentare le aule scolastiche, si trovano a lavorare come mietitori a basso costo nelle piantagioni.

Tutto questo è davvero inaccettabile e lo è ancor di più se pensiamo che Lindt sul suo sito fa promesse molto chiare relativamente alla lotta al lavoro minorile che considera di massima priorità. La triste realtà che si vive ogni giorno nelle piantagioni di cacao intorno alla città di Tepa, in Ghana, sembra dipingere un quadro decisamente diverso da quello che ci si aspetterebbe.

L’inchiesta svizzera sottolinea quindi il grave gap tra l’impegno dichiarato da Lindt e ciò che si vive nei villaggi intorno alle piantagioni di cacao di cui l’azienda è uno dei principali acquirenti.

La replica di Lindt

Lindt non ha voluto commentare davanti alle telecamere quanto scoperto dall’inchiesta ma scrive che i fattori sistemici che portano al lavoro minorile sono molto difficili da influenzare:

La lotta al lavoro minorile richiede sforzi da parte di governi, organizzazioni non governative, aziende, istituzioni locali, scuole e agricoltori.

Lindt afferma di monitorare il lavoro minorile dal 2016, ma il giornalista ghanese Kwetey Nartey critica la quantità di casi scoperti durante le visite senza preavviso effettuate nel 2021 come “ridicolmente bassa”:

Il monitoraggio da parte dell’azienda di cioccolato è inadeguato.

Durante 8.491 visite, Lindt ha rilevato solo 87 casi di lavoro minorile, un numero nettamente inferiore se si considerano i 53.839 casi scoperti dalla concorrente “Barry Callebaut” nello stesso periodo.

Lindt difende il suo approccio, sostenendo che i metodi per registrare il lavoro minorile possono variare tra i produttori di cioccolato, ma ammette di cercare di migliorare costantemente il sistema di identificazione. Per ridurre il rischio di lavoro minorile, l’azienda ha istituito il “Programma agricolo”, ma dall’inchiesta della SRF emerge che la gestione di questo programma è stata affidata a un’azienda svizzera di materie prime, Ecom, mentre la Lindt non è presente in alcun modo in Ghana. Difficile quindi riuscire davvero a monitorare in maniera efficace.

Resta il fatto che il lavoro minorile è un problema diffuso tra le famiglie dei coltivatori di cacao in Ghana e coinvolge più della metà di esse, secondo uno studio dell’Università di Chicago. Ovviamente Lindt non è l’unica azienda implicata in questa brutta faccenda così come il problema non riguarda solo il Ghana.

Forse ricorderete questa storia che vi abbiamo raccontato alcuni anni fa: I bambini coraggiosi che hanno portato in causa Nestlé, Mars e le multinazionali del cacao per sfruttamento minorile

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Fonte: SRF

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