Frutti dimenticati: 10 tesori della tradizione italiana da riscoprire

Scopri alcuni dei frutti che hanno fatto la storia della biodiversità alimentare italiana ma che purtroppo sono sempre meno utilizzati e conosciuti, ecco perché invece vale la pena riscoprirli

In passato facevano parte della vita quotidiana delle nostre nonne, parte integrante della loro cucina, ma ora rappresentano frutti quasi dimenticati. Sono varietà uniche e cultivar che in pochi ancora conoscono o utilizzano abitualmente a meno che abbiano questi frutti direttamente a disposizione in giardino o nelle campagne circostanti. Riscoprire queste verietà è un modo per preservare la biodiversità frutticola italiana e valorizzare un patrimonio alimentare che sta scomparendo

Pensiamo, ad esempio, a quanto sarebbe bello ricominciare a preparare in casa delle confetture di frutti selvatici ormai quasi dimenticati, come le corniole, le mele cotogne e l’uva spina.

Scopriamo quali sono alcuni dei frutti dimenticati più buoni e caratteristici della tradizione italiana che dovremmo riscoprire ( e che in parte stiamo già facendo)

Mela cotogna

mela cotogna

©LoggaWiggler/Pixabay

Una volta era un frutto tipico della stagione autunnale, oggi purtroppo è sempre più dimenticato e difficile da trovare sui banchi del mercato: stiamo parlando della mela cotogna. Piccola e dal sapore un po’ acidulo, questa mela può essere utilizzata in mille modi e ha numerosi benefici per la nostra salute.

La mela cotogna è poco calorica ma ricca di acqua, sali minerali, vitamine e fibre – ecco perché è molto utile a chi soffre di stipsi e irregolarità nell’evacuazione delle feci. Per conservare i suoi benefici, si consiglia di consumarla da cruda. Se non se ne apprezza il retrogusto acido e la si vuole consumare cotta, la mela cotogna si presta benissimo alla preparazione di decotti, infusi, marmellate e molto altro.

Pera volpina

pera volpina

Durante la stagione autunnale che ci apprestiamo a vivere, oltre a cercare mele cotogne, giuggiole e corbezzoli, dovremmo metterci alla ricerca di una varietà di pera preziosa ma dimenticata: la pera volpina,  un frutto antico che in passato rappresentava un buon sostentamento per le popolazioni montane oltre che una preda ambita per le volpi.

Il pero volpino è un albero longevo e rustico dalle origini molto antiche che veniva utilizzato come sostegno nei vigneti e preda ambita delle volpi di montagna alla ricerca di cibo (da qui il curioso nome del frutto). Oggi è possibile ammirarlo ancora nei vigneti della Romagna. La pera volpina è piccola, dalla forma rotondeggiante e un po’ schiacciata; la buccia verde presenta striature color ruggine, mentre all’interno la polpa è bianca e molto compatta. A causa del sapore molto aspro, si preferisce consumare questa pera cotta, in composte o marmellate o all’interno di dolci.

Le pere volpine limitano il colesterolo e i trigliceridi e aiutano il controllo glicemico.

Corbezzolo

corbezzolo

Il corbezzolo è una bacca carnosa e di colore rosso quando è matura. Il suo albero era addirittura considerato simbolo dell’Italia durante il Risorgimento. I frutti maturi del corbezzolo hanno un sapore dolce e delicato. Il loro impiego prevede soprattutto la preparazione di confetture o l’aggiunta del frutto alle macedonie, quando lo si ha a disposizione. Più noto è il miele di corbezzolo.

Si tratta di un vegetale tipico della macchia mediterranea, facile da trovare come pianta spontanea nell’Italia meridionale, in Sardegna, in Corsica, in Spagna, in Libano, in Turchia e in Algeria. L’arbusto produce piccoli fiori bianchi e frutti piccoli, simili a bacche: essi possono essere mangiati freschi, oppure essere utilizzati per la preparazione di composte e marmellate. Se siete amanti di questo piccolo frutto dimenticato, potete coltivarlo sul balcone o sul terrazzo e raccogliere i corbezzoli durante la stagione autunnale. Per crescere bene, la pianta ha bisogno di un terreno acido, argilloso (o sabbioso) e ben drenato. Il pieno sole e l’ombra parziale sono i migliori luoghi per coltivare questo arbusto.

Sorba

Le sorbe, o sorbe selvatiche, appartengono alla famiglia delle Rosaceae e sono strettamente imparentate con mele e pere. Nonostante la loro presenza in numerose regioni italiane, le sorbe sono spesso dimenticate o trascurate, in favore di frutti più comuni e commercialmente disponibili. hanno subìto un declino per vari motivi. Innanzitutto, il loro sapore astringente le rende meno appetibili se consumate fresche. Inoltre, il processo di raccolta può essere laborioso, poiché i frutti devono essere raccolti a mano e spesso si trovano su alberi di alte dimensioni. Eppure questi frutti sono ricchi di vitamina C, fibre e antiossidanti oltre che estremamente versatili in cucina, utilizzate soprattutto per preparare marmellate, gelatine e succhi. In alcune regioni italiane, le sorbe sono anche utilizzate per fare liquori e vini. Quando vengono cotte, l’astringenza si riduce, rendendo il frutto più dolce e piacevole al palato

Corniola

corniola

La corniola è un frutto ormai quasi dimenticato. Si tratta di un frutto selvatico che pochi conoscono ma che meriterebbe di essere riscoperto. È un frutto dal sapore un po’ aspro che nella forma ricorda una ciliegia. Si utilizza soprattutto per preparare composte e confetture.

Nonostante la sua presenza nelle aree boschive italiane, la corniola è oggi largamente ignorata, in parte a causa della sua astringenza naturale e del sapore molto particolare. Tuttavia, è un frutto che vanta un eccellente profilo nutrizionale, essendo ricco di vitamina C, antiossidanti e fitonutrienti. Tradizionalmente, la corniola è stata usata per fare marmellate, succhi e liquori, e le sue proprietà medicinali sono state valorizzate per secoli.

Riscoprire la corniola non è solo un modo per arricchire la nostra dieta con un frutto nutriente, ma anche per preservare la biodiversità e la ricchezza del patrimonio alimentare italiano. Il suo gusto unico e le sue molteplici applicazioni culinarie lo rendono un candidato ideale per la riscoperta e la valorizzazione in cucina moderna.

Giuggiola

giuggiole

Le giuggiole sono i frutti del giuggiolo che è conosciuto anche con il nome di zi8zzolo o dattero cinese. I frutti sono simili a mele molto piccole e si raccolgono tra settembre e novembre. Il famoso ‘brodo di giuggiole’ è un antibiotico naturale che ha reso la giuggiola un piacevole toccasana invernale.

Le giuggiole sono originarie dell’Africa centro-settentrionale e della Siria, poi diffuse anche in alcune regioni dell’Asia. Gli antichi Romani, nei loro percorsi di invasione e conquista delle colonie, hanno portato l’arbusto anche nei nostri territori. I frutti di giuggiola, da raccogliersi in autunno, sono simili a datteri per dimensioni, forma e colore – ma si differenziano da questi per la polpa che resta croccante. Le giuggiole hanno diverse proprietà, e sono state utilizzate per secoli nella medicina tradizionale cinese.

In particolare, hanno proprietà digestiveantinfiammatorie e antiossidanti; sono ricchissime di vitamina C (circa 20 volte in più rispetto agli agrumi) e apportano molti benefici al nostro sistema immunitario; infine, migliorano il metabolismo e aumentano la forza muscolare.

Rosa canina

rosa canina

Le bacche di rosa canina si utilizzano soprattutto come rimedio naturale ma sono anche in cibo da riscoprire perché proprio con queste bacche si può preparare la marmellata fatta in casa. Raccogliete le bacche di rosa canina in campagna, in zone lontane dal traffico.

Uva spina

uva spina

L’uva spina appartiene alla stessa famiglia del più noto ribes rosso. È un frutto commestibile e aromatico, dal sapore acidulo, ha proprietà diuretiche e disintossicanti ed è ricca di vitamine e di polifenoli, dei potenti antiossidanti.

More di Gelso

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Soppiantate da frutti più commerciali come more e lamponi, il Gelso rimangono radicate giusto in alcune regioni del sud come la Sicilia dove la sua famosa granita di gelsi è ancora parte integrante della quotidianità. Disponibile sia nella varietà bianca che nera, i frutti di gelso hanno infinite proprietà essendo ricche di antiossidanti. Oltre ad essere buonissime poi, coltivare l’albero riduce anche l’inquinamento.

Sbergia

sbergia

sbergia

La sbergia è un frutto antico e poco conosciuto, appartenente alla famiglia delle Rosaceae, la stessa di mele e pere. Benché non sia così diffusa come altre specie fruttifere, la sbergia è storicamente legata a specifiche zone rurali italiane, specialmente nelle regioni centrali e settentrionali. La sbergia ha perso popolarità principalmente a causa del suo aspetto poco attraente e del sapore amaro che non incontra i gusti della massa. Inoltre, il frutto ha una stagione di maturazione molto ristretta e una shelf-life limitata, che lo rendono meno interessante per la grande distribuzione. Nonostante ciò, la sberghia è ricca di vitamine e antiossidanti e in cucina ben si presta a diverse preparazioni come composte e liquori.

 

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