Centrali a carbone: i calabresi sono salvi grazie a un referendum in Svizzera

I cittadini del Cantone dei Grigioni salvano quelli di Saline Joniche: con un referendum, in Svizzera, bloccano la centrale a carbone in Calabria

Con un referendum i cittadini del Cantone svizzero dei Grigioni hanno detto no alle centrali elettriche a carbone. Sia in Svizzera che all’estero e, di conseguenza, potrebbe saltare il progetto dell’impianto di Saline Joniche in Calabria. Quando la globalizzazione fa un brutto scherzo alle multinazionali…

Per quale motivo un calabrese dovrebbe interessarsi di cosa succede in Svizzera? Semplice, perché nel fine settimana nel Cantone dei Grigioni, il più grande della Svizzera, si è votato un referendum sulle centrali elettriche a carbone. Gli svizzeri hanno deciso che le aziende partecipate dagli enti pubblici svizzeri non solo non potranno più costruire impianti del genere all’interno del Cantone, ma neanche all’estero.

E, guarda caso, c’è una azienda con sede a Poschiavo, proprio nei Grigioni, che si chiama Repower, che è partecipata dal Cantone, e che ha un progetto di nuova centrale elettrica a carbone. A Saline Joniche, frazione del Comune di Montebello Jonico, 6.225 abitanti in provincia di Reggio Calabria doveva nascere una enorme centrale alimentata da fonti fossili.

Ed ecco fatto: quasi sicuramente la centrale calabrese salta per colpa del referendum svizzero. E i calabresi no-coal festeggiano, come anche le associazioni ambientaliste. WWF in testa, che da tempo si batte contro quel progetto visto che il carbone è la più sporca e ricca di CO2 tra le fonti fossili.

È una gran bella notizia – ha commnentato la responsabile Clima ed Energia del WWF, Mariagrazia Midulla – che permetterà finalmente di porre fine all’anomalia di una centrale decisa in Svizzera, avversata dalla popolazione calabrese e, inspiegabilmente, favorita da un governo (Monti) che diceva di richiamarsi alle politiche europee di decarbonizzazione. Certo, c’è da aggiungere che era ‘spiegabilmente’ vista di buon occhio dagli affaristi e anche dalle cosche mafiose (come dimostrano recenti intercettazioni della magistratura)”.

Senza addentrarsi in polemiche politiche/affaristiche/mafiose resta il fatto che una centrale a carbone non è una bella cosa per il territorio che la ospita e, in generale, per il clima del pianeta. A fronte di una manciata di posti di lavoro, spesso e volentieri neanche locali, bruciare carbone (persino con le migliori tecnologie disponibili) inquina i dintorni della centrale ed emette una quantità spropositata di anidride carbonica. Ben venga, allora, la decisione dei cittadini svizzeri che ha salvato la salute di quelli calabresi. Che, da parecchie centinaia di chilometri di distanza, ringraziano e tirano un sospiro di sollievo.

Repower, invece, incassa il colpo e sul suo sito commenta: “L’iniziativa è stata presentata ai votanti sotto forma di proposta generica e quindi non si dispone ancora del rispettivo articolo costituzionale. Per questo motivo spetta ora alle istanze politiche decidere come proseguire. Repower osserverà con attenzione il processo legislativo che seguirà. Il risultato della votazione non cambia la strategia di Repower, società attiva nel settore energetico, verticalmente integrata, con mercati chiave in Svizzera, Italia, Germania e Romania. Anche in futuro Repower si impegnerà nello sviluppo di soluzioni innovative e tecnologicamente avanzate, continuando a svolgere il ruolo di fornitore affidabile di energia, saldamente radicato nel Cantone dei Grigioni“.

Peppe Croce

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