Perché l’acciaio schiaccerà (e inquinerà) “doppiamente” Taranto: la beffa del nuovo accordo sull’Ilva

Invece di salvare Taranto si sommeranno due tipi di inquinamento. E' questo l'allarme lanciato su GreenMe.it da Alessandro Marescotti

Invece di salvare Taranto si sommeranno due tipi di inquinamento. Le nuove tecnologie si aggiungeranno alle vecchie, che continueranno a funzionare. E l’inquinamento quindi aumenterà, a danno della salute dei cittadini e dell’ambiente.

E’ questo l’allarme lanciato su GreenMe.it da Alessandro Marescotti, presidente e tra i fondatori di Peacelink, che da anni segue la vicenda dell’Ilva di Taranto.

La notizia dell’accordo ArcelorMittal-Invitalia sta lasciando attoniti. Attesa da giorni, è piombata nel bel mezzo della notte con un comunicato da parte dell’azienda che non lascia spazio a dubbi. La sorte di Taranto è stata ancora una volta “schiacciata” dall’acciaio, finanziato in gran parte dello Stato, con la vecchia Ilva già fallita e la nuova Ilva che deve fronteggiare perdite ingenti, con tutto il peso che ha aggiunto la crisi legata al Covid.

Vediamo di capire meglio quello che non leggeremo di certo sui comunicati stampa che annunciano questo accordo, che si candida a essere un flop dal punto di vista della tutela dei posti di lavoro, della salute e dell’ambiente…

Quali saranno le conseguenze dell’accordo?

E’ difficile prevedere le conseguenze immediate dell’accordo, perché invece quelle che si possono ipotizzare con certezza ci dicono  che il mercato internazionale dell’acciaio metterà in seria difficoltà il progetto di rilancio dell’Ilva, che somiglia di più a un intervento di carattere assistenziale per rimandare il problema. Nell’immediato, lo Stato sembra che metta 400 milioni di euro mentre dai comunicati si comprende che ArcelorMittal praticamente non metterà niente quindi questa ipotesi del 50% e 50% non si comprende su cosa si basi.

Quindi, non c’è alcuna speranza?

Io sono assolutamente pessimista sul fatto che questo sia un intervento che possa risolvere il problema. Già in passato lo Stato è intervenuto e nel giro di 2 anni ha accumulato 2,9 miliardi di perdite. Stiamo parlando di uno stabilimento che produce con serie difficoltà di mercato sotto il punto di equilibrio che è a 7 milioni. Si produce in perdita, con un’emorragia di risorse economiche talmente elevata che ArcelorMittal aveva scelto di abbandonare lo stabilimento di Taranto.

Perché Taranto ne pagherà doppiamente le conseguenze?

Le clausole di questo accordo sono particolarmente dure per la città di Taranto, perché si vincola la presenza di ArcelorMittal alla modifica del Piano ambientale. Quindi stiamo parlando di rinviare la decisione delle tecnologie che dovevano già essere installate da molto tempo. E quando si parla di nuovo Piano ambientale, quest’ultimo deve costare meno. Queste è una delle condizioni che vengono poste, l’altra è una produzione aumentata, che però è difficile immaginare in un mercato come quello attuale, con la crisi del Covid.

Taranto si prepara a una situazione ancora più difficile di quella attuale. Tutte le promesse che ha fatto il Governo di riduzione dell’inquinamento sono relative solamente ai nuovi impianti di cui vengono declamate le caratteristiche “verdi”, ma i vecchi impianti continueranno a funzionare.

In una prospettiva di aumento della produzione si fanno continuare a funzionare anche i vecchi sistemi, con l’inquinamento che conosciamo, aggiungendo però i nuovi. La sommatoria aggiunge nuovo inquinamento al vecchio, non c’è una prospettiva per la città di uscire dalla situazione molto difficile che è stata fotografata dalla Valutazione Integrata di Impatto Ambientale e Sanitario del 2019 che sancisce un aspetto inequivocabile: c’è un rischio inaccettabile dal punto di vista sanitario nel quartiere Tamburi, accanto al quale sorge lo stabilimento.

Ancora una volta l’acciaio sta schiacciando la salute dei cittadini e dell’ambiente…

Sì. E tra l’altro senza produrre profitti, ma solo perdite economiche, oltre alle perdite di vite.

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