No alle retine nei reparti ortofrutta, in Italia vince lo spreco e l’eccesso di igiene

Possiamo portare le retine riutilizzabili per frutta e verdura dei supermercati? No, non c'è niente da fare, non si possono usare: il Ministero della Salute ha detto no. Ciò che in altri paesi europei è prassi, qui sembra causare problemi di igiene e di sicurezza (aumentando lo spreco di plastica)

Possiamo portare le retine riutilizzabili per frutta e verdura dei supermercati? No, non c’è niente da fare, non si possono usare: il Ministero della Salute ha detto no.

Finalmente è arrivata la circolare del Ministero della Salute, che tanto attendevamo, ma non ci sono buone notizie. Possiamo, infatti, andare nella grande distribuzione e pesare frutta e verdura, ma anche pesce e pane, in sacchetti che portiamo noi da casa, anche acquistati da noi altrove, purché siano biodegradabili, ma soprattutto purché siano nuovi e integri.

Un vero paradosso dello spreco. Quindi, no alle retine, che si vedono in altri Paesi europei, e che qui sembrano causare problemi di igiene e di sicurezza.

Quali sacchetti si possono portare da casa?

“È arrivata la circolare del ministero della Salute sui sacchetti per l’ortofrutta. È a dir poco fantasticascrive ironicamente Stefano Ciafani, Presidente Nazionale di Legambiente – i sacchetti monouso e nuovi si possono portare da casa. Neanche una riga sulle retine riutilizzabili. Imbarazzante. Noi continueremo a fare la goccia cinese”.

Una vicenda a dir poco bizzarra quella dei sacchetti dei reparti ortofrutta, che parte dall’approvazione della Legge n.123 del 3 agosto 2017, entrata in vigore l’1 gennaio 2018 come recepimento di una Direttiva Europea, secondo la quale, nei supermercati, frutta e verdura, ma anche pesce e pane, devono essere obbligatoriamente imbustati in sacchetti biodegradabili e compostabili con un contenuto minimo di materia prima rinnovabile del 40%, e venduti esclusivamente a pagamento (con prezzo medio di 2 centesimi).

“Alla luce del parere del Consiglio di Stato questo Dicastero ritiene utile precisare che deve trattarsi di sacchetti monouso (quindi non riutilizzabili), nuovi (quindi non utilizzati in precedenza), integri, acquistati al di fuori degli esercizi commerciali e conformi alla normativa sui materiali a contatto con gli alimenti e aventi le caratteristiche ambientali e aventi le caratteristiche “ambientali” previste dal più volte citato articolo 9-bis“, spiega il ministero. Quindi, visto il richiamo all’art.9, sacchetti di plastica.

Fatta la legge, vietata l’alternativa, in particolare quella gratuita e riutilizzabile, che sarebbe ancora di più pro-ambiente, oltre che pro-risparmio. Ed è vietata in Italia, ma non in altri Paesi europei. Il nostro Paese, infatti, considera il riutilizzo dei sacchetti un problema di igiene e di sicurezza. L’ultima Circolare del Ministero della Salute di fatto lo ribadisce, escludendo la possibilità di riutilizzo dei sacchetti e confermando così il precedente parere del Consiglio di Stato sulla vicenda.

“La frutta ha un contenuto naturale di batteri inevitabile, alimentati anche dalle manipolazioni dei consumatori certoci aveva già detto Ciafani all’indomani della pubblicazione del parere del Consiglio di Stato – Comunque i reparti ortofrutta dei supermercati non sono delle camere operatorie, non sono luoghi sterili. É necessario un “bagno di realtà”, perché altrimenti si continua a normare su cose che non si conoscono”.

retine frutta no

Foto: Coop Svizzera (dove le retine sono autorizzate dal 6 novembre 2017)

Il riutilizzo e i problemi di igiene che non esistono

Bagno di realtà, sì. Perché se i supermercati non possono certo dirsi camere sterili, allo stesso modo tutto il trasporto della frutta e della verdura non avviene di certo in camere sterili. Non solo: la stessa Coop aveva dichiarato di difficile attuazione una simile sentenza, già dopo la pubblicazione del parere del Consiglio di Stato, per “l’impossibilità di verificare l’idoneità [dei sacchetti portati da casa] rispetto alle leggi vigenti”.

Quindi non possiamo riutilizzare i sacchetti per problemi igienico-sanitari, così come spesso troviamo frutta con la buccia imballata addirittura nella plastica (paradosso a cui greenMe si oppone con la campagna #svestilafrutta).

E pensare che oltre alla Coop Svizzera, ora anche Spar, la catena della grande distribuzione dell’Austria, ha deciso di introdurre la vendita e l’utilizzo delle retine riutilizzabili per frutta e verdura.

Il problema della taratura

E forse sarà anche difficile portare veramente da casa i sacchetti (comunque monouso) se i punti vendita non troveranno il modo di verificarne l’integrità, e magari – aggiungiamo noi – di risolvere il problema della taratura delle bilance, oggi settate sui sacchetti venduti dallo stesso punto vendita, tutti uguali e quindi tutti dello stesso peso.

Tutto da rifare quindi? Per noi, sì. Forse prima di scrivere questa circolare, i nostri burocrati avrebbero fatto bene a farsi un giro nei supermercati svizzeri, tedeschi e austriaci.

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Roberta De Carolis

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