Stop alle auto a benzina e diesel, la trattativa è in bilico per il no dell’Italia. Ma cosa accadrà realmente dal 2035?

Voto slittato a venerdì in sede europea, l’Italia è pronta a dire no al divieto di vendita di auto a benzina dal 2035. Ma sembra che anche la Germania sia su questa linea e, se si arrivasse a 4 Paesi (si aggiungerebbero Polonia e Bulgaria), slitterebbe tutto e addio mobilità sostenibile

Dipende dalle decisioni di Italia e Germana il via libera del Consiglio europeo alla messa al bando dei motori termici dal 2035, come ha proposto la Commissione europea e approvato in Parlamento a metà febbraio. Il ministro dei trasporti tedesco ha evocato il voto contrario in assenza di una proposta sull’uso dei carburanti sintetici.

La presidenza dell’Unione Europea, la Svezia, ha infatti comunicato che il Coreper, composto dai rappresentanti permanenti aggiunti di ciascun Paese, si pronuncerà sul regolamento sulle emissioni di CO2 di auto e furgoni nuovi a diesel e benzina, che stabilisce lo stop dell’immissione nel mercato dal 2035, soltanto nella riunione di venerdì 3 marzo.

L’Italia e i Paesi che bloccano la trattativa

Il punto all’ordine del giorno in Europa è stato rinviato dopo la decisione del nostro Governo di votare un secco no, così come la stessa Germania avrebbe indicato che il sì dipenderebbe dalla presentazione di una proposta comunitaria che preveda l’immatricolazione di auto e veicoli commerciali leggeri con motori a combustione anche dopo il 2035 a condizione che possano essere alimentati da carburanti sintetici. In questo quadro, si pongono anche le posizioni incerte di Polonia e Bulgaria.

Cosa comporta tutto questo? Che il via libera all’accordo raggiunto da Consiglio e Parlamento Ue possa non ottenere la maggioranza qualificata necessaria per l’adozione finale. La ratifica formale e definitiva è prevista attualmente al Consiglio Ue del 7 marzo, ma si corre il rischio che la normativa venga bloccata o rivista.

Perché l’Italia dice no allo stop di auto a benzina dal 2035

Non ha senso la perentorietà del 2035 – noi andiamo verso l’elettrico, ma non possiamo imporre un cambio di tendenza così perentorio su un parco da 40milioni di veicoli, ha spiegato a Radio Anch’Io il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin.

Siamo certamente favorevoli all’elettrificazione dei veicoli leggeri. Non crediamo, tuttavia, che essa debba rappresentare, nella fase di transizione, l’unico percorso per raggiungere le emissioni zero – si legge nella dichiarazione nazionale inviata ai Rappresentanti dei 27 in Ue. Stabilendo un obiettivo di riduzione delle emissioni del 100% nel 2035 e non prevedendo alcun incentivo per l’uso di carburanti rinnovabili, il regolamento non è in linea con il principio di neutralità tecnologica. Pertanto, l’Italia non può sostenerlo.

Una questione che tuttavia si riflette sull’umore degli italiani, che sul punto – complice una buona fetta di classe politica – rimangono assai sospettosi.

Cosa dovrebbe accadere realmente dal 2035

In ottobre scorso, Parlamento europeo e Consiglio si sono accordati per mettere al bando dal 2035 in poi auto nuove a combustione. L’intesa, la prima del pacchetto Fit for 55, servirebbe a ridurre le emissioni nocive per giungere alla neutralità climatica entro il 2050.

In sostanza, a partire dal 2035 non potranno essere più vendute auto di nuova produzione a combustione interna, ossia a benzina o diesel. Dunque, il piano non impedisce la vendita o l’uso degli oltre 250 milioni di automobili già in circolazione in Unione europea, ma chiede alle case automobilistiche una riconversione della loro produzione all’elettrico per il mercato interno europeo. Mentre sul fronte delle esportazioni le aziende potranno continuare a produrre e vendere veicoli con motori endotermici.

Entro il 2030, inoltre, i costruttori dovranno ridurre del 55% le emissioni delle nuove auto immesse sul mercato e del 50% quelle dei nuovi veicoli commerciali. Mentre i piccoli produttori – grazie al cosiddetto emendamento Motor Valley, particolarmente caro all’Italia – dovrebbero vedere la conferma della deroga accordata già in estate dalla Plenaria: fino al 2035 potranno continuare a produrre auto tradizionali.

I passaggi intermedi

Il testo prevede delle tappe intermedie: le case automobilistiche dovranno infatti compiere dei passaggi intermedi nella riduzione delle loro emissioni nocive nel 2025 e nel 2030, rispetto ai dati del 2021.

L’intesa, inoltre, prevede che il meccanismo di incentivi normativi sarà mantenuto per i veicoli a zero e basse emissioni fino al 2030. Nell’ambito di questo meccanismo, se un produttore raggiunge determinati parametri di riferimento per le vendite di veicoli a zero e basse emissioni, può essere premiato con obiettivi di CO2 meno severi.

Secondo i co-legislatori, infine, si dovrà aumentare il parametro al 25% per le auto e al 17% per i furgoni fino al 2030. L’accordo include una clausola di revisione che garantirà che nel 2026 la Commissione valuti attentamente i progressi compiuti verso il raggiungimento degli obiettivi di riduzione del 100% delle emissioni e la necessità di rivedere tali obiettivi tenendo conto degli sviluppi tecnologici, anche per quanto riguarda le tecnologie ibride.

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Fonte: Eurostat

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