Sai cosa sono veramente le olive nere? Non si tratta di una varietà (e le colorano così)

Le olive nere, nella maggior parte dei casi, non sono olive ben mature ma semplici olive verdi che vengono addizionate con gluconato ferroso o altre sostanze in grado di scurirle. Per scoprirlo basta leggere con attenzione le etichette

Chi acquista e consuma olive nere è quasi sempre convinto che si tratti di olive naturalmente scure, in altre parole ben mature. Leggendo con attenzione le etichette ci si accorgerebbe però che spesso non è affatto così.

Il più delle volte, le olive nere che acquistiamo al supermercato, sono colorate artificialmente per farle apparire scure. Si tratta infatti di olive verdi addizionate, nella maggior parte dei casi, con gluconato ferroso, sostanza in grado di cambiarne il colore.

Potete vedere voi stessi la sua presenza nell’esempio di etichetta che vi proponiamo. Si tratta di olive nere vendute da una famosa private label (marca del supermercato). Nell’elenco degli ingredienti delle olive troviamo oltre ad acqua, sale, correttore di acidità, appunto il gluconato ferroso.

olive nere etichetta coop

Di questo “aiutino” per rendere nere le olive verdi hanno parlato anche alcuni test, condotti negli scorsi anni.

Nel 2015, il Centro Tutela Consumatori Utenti (CTCU) aveva controllato 15 confezioni di olive nere, vendute in supermercati e negozi (anche bio), riscontrando che ben 12 prodotti presentavano lo stabilizzatore “glucato ferroso”, che può essere presente in etichetta anche con la sigla “E579“.

Il consumatore medio, però, non capisce che la presenza di questa sostanza significa che le olive verdi sono state “colorate”.

Come aveva infatti dichiarato in quell’occasione il direttore del CTCU, Walther Andreaus:

L’etichetta dovrebbe spiegare chiaramente se si tratta di vere olive nere oppure di olive verdi, colorate di nero. Altrimenti il consumatore viene ingannato riguardo il contentuto della confezione.

Nelle olive nere si può trovare anche il “lattato ferroso” (E585) ma il risultato non cambia: nella maggior parte dei casi si usano additivi per rendere scure olive che naturalmente sarebbero verdi.

Allo stesso risultato era arrivato un test condotto in Svizzera e di cui vi avevamo parlato in un precedente articolo. Leggi anche: Olive nere in barattolo: i produttori aggiungono il ferro per farle sembrare più mature, il test svizzero

La rivista Gesundheits tipp, che aveva analizzato 20 referenze tra olive verdi e nere, aveva scoperto che spesso quest’ultime sono “colorate” con gluconato o lattato di ferro.

La quantità massima consentita è di 150 milligrammi per chilo e nessuno dei prodotti testati superava questo valore ma dato che i produttori aggiungono gli additivi solo per ragioni estetiche e che le persone assumono ferro anche attraverso altri alimenti, il test aveva penalizzato le olive che li contenevano a livelli più alti.

Perché le olive vengono colorate di nero

Come aveva spiegato il CTCU, la colorazione delle olive non incrementa il sapore e neppure la longevità delle olive.

Di norma le olive vengono annerite poichè le olive mature nere sono troppo morbide per uno snocciolamento industriale. Anche la raccolta e il trasporto delle olive nere mature è nettamente più dispendioso e caratterizzato da perdite rispetto a quello dei frutti verdi non maturi.

Non a caso, le olive nere sono molto spesso già denocciolate.

Come scoprire se le olive sono addizionate con ferro

Il sistema è molto semplice, basta leggere l’etichetta delle olive che vogliamo acquistare. Se nell’elenco degli ingredienti troviamo una di queste diciture:

  • gluconato di ferro
  • lattato di ferro
  • E579
  • E585

sappiamo che le olive sono state trattate in modo tale da farle sembrare più scure.

Come ha dichiarato l’esperta di nutrizione Lioba Hofmann in occasione del test svizzero:

Grandi quantità (di questi additivi, n.d.r) possono essere problematiche per le persone con la rara emocromatosi, malattia da accumulo di ferro. Troppo ferro può anche favorire le infezioni e la progressione del cancro al colon.

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