Dagli scarti delle arance al similpelle di cactus: i tessuti sostenibili made in Italy incantano sfilando ai Fori Imperiali

In una società dominata dal fast fashion, si fa sempre più urgente il bisogno di invertire la rotta e immaginare una moda sostenibile

La moda sostenibile made in Italy più innovativa ha sfilato in una cornice storica e incantevole, portando in passarella tessuti al burro di canapa, di rosa, di bamboo, di ortica, fibre ottenuto da scarti di arancio, morbidissima pelle vegana di cactus, di mais, o di uva.

L’industria della moda è la più importante fonte di inquinamento ambientale al mondo. In una società dominata da consumismo e fast fashion, si fa sempre più urgente il bisogno di invertire la rotta e trovare alternative sostenibili ed etiche per produrre ciò che indossiamo.

Secondo un report pubblicato dalla Commissione Europea lo scorso anno, l’industria della moda – in particolare quella della fast fashion, che ogni anno immette sul mercato tonnellate di capi di scarsa qualità e dai prezzi estremamente competitivi – è la principale responsabile dell’inquinamento dell’acqua, del suolo e delle emissioni di gas serra nell’atmosfera, nonché di un enorme consumo di risorse naturali.

Si stima per esempio che per produrre una singola maglietta di cotone, di quelle che acquistiamo per pochi euro e che magari buttiamo via dopo un paio di estati senza pensarci troppo, siano necessari 2.700 litri di acqua fresca – sufficienti a soddisfare la sete di una persona per 2 anni e mezzo.

Per questo ripensare l’intero settore del fashion, virare verso materiali sostenibili e tecniche di lavorazione attente all’ambiente e alla natura è così importante. Ma esistono delle alternative concrete e rispondenti alle esigenze dei consumatori che possono iniziare ad essere commercializzate?

Certamente la tecnologia può offrire un valido sostegno all’industria tessile, rendendo possibile la trasformazione di materiali finora mai connessi alla moda in capi di abbigliamento che arricchiranno il nostro guardaroba senza depauperare l’ambiente e sprecare le risorse. Largo spazio quindi a tessuti ideati utilizzando materiali riciclati, piante o scarti della produzione industriale – dagli scarti delle arance, alle rose alla canapa e alla seta prodotte in maniera etica; persino il pelo che i cani perdono naturalmente può trasformarsi in un materiale prezioso per nuovi capi di abbigliamento completamente etici e sostenibili.

In questa direzione si muove la Sustainable Fashion Innovation Society – associazione senza scopo di lucro che ha nel suo DNA l’attenzione alle problematiche del mondo del lavoro, dell’etica e della bioetica e delle pari opportunità – che lo scorso 5 luglio ha organizzato ai Mercati di Traiano (Roma) il Phygital Sustainability Expo 2021. Una giornata dedicata al tema della sostenibilità nei settori della moda e del design, ma che un momento di consapevolezza dei danni provocati dall’industria del fashion e dell’importanza di diffondere sempre più l’economia circolare.

(Leggi anche: Moda circolare: vendi le cose che non metti e adotta un comportamento sostenibile)

Materiali innovativi, che grazie a tecnologia e ricerca evitano l’uso di materie prime plastiche, coloranti artificiali e metalli pesanti – sostanze dannose sia per l’ambiente che per l’uomo. In questo modo diventa possibile anche ridurre il consumo di energia e risorse, ma anche le emissioni di gas inquinanti e, in generale, l’impatto sull’ambiente.

Grazie all’annuale ricorrenza del Phygital Sustainability Expo, molti piccoli brand artigianali che hanno fatto della sostenibilità la loro bandiera hanno la possibilità di farsi conoscere dal grande pubblico e di ottenere visibilità mediatica.

Quando varcherete i cancelli del Phygital Sustainability Expo, preparatevi a guardare la moda con nuovi occhi – spiega Valeria Mangani, presidente della società. – In un percorso museale a cielo aperto, sulla millenaria Via Beberatica, a picco sui Fori Imperiali, sarete immersi tra manichini sartoriali che indosseranno solo le innovazioni tecnologiche che rappresentano lo stato dell’arte della sostenibilità: maglioncini al burro di canapa, vestiti di fibre di rosa, di bamboo, di ortica, di arancio, morbidissima pelle vegana di cactus, di mais, o di uva; fibre d’argento che hanno funzioni antisettiche e grazie alle nanotecnologie anche dimagranti a base di alghe, funghi e ancora, proteine fermentate che sostituiscono le pellicce. Il Genio Italico come vedrete è sempiterno.

Fonti: Commissione Europea / Sustainable Fashion Innovation Society/FsNews

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