Compri su Shein? Sai che le regole stanno (finalmente) per cambiare?

Arriva una stretta su Shein che ora dovrà adeguarsi alle rigide normative dell’Unione Europea presentando un rapporto di valutazione dei rischi implementando misure di mitigazione contro la vendita di merci contraffatte

Shein, uno dei più grandi (e discussi) colossi della fast fashion, ha recentemente guadagnato il titolo di “piattaforma online molto grande” (VLOP) nell’Unione Europea grazie al fatto che conta più di 45 milioni di utenti medi mensili.

Un riconoscimento che implica un cambio netto per l’azienda che ora non potrà più fare il bello e cattivo tempo. Dovrà infatti aderire a rigide normative sulla moderazione dei contenuti e sulla privacy e sicurezza degli utenti, andando così ad equipararsi ad altri giganti del settore tecnologico come Amazon, AliExpress, Meta e TikTok.

Cosa significa? Che a Shein sarà dato un termine di quattro mesi per presentare un rapporto di valutazione dei rischi e per implementare misure di mitigazione contro la vendita di merci contraffatte, prodotti non sicuri e che violino i diritti di proprietà intellettuale. Queste azioni mirano a garantire che l’azienda rispetti gli standard etici e legali richiesti per operare nel mercato europeo.

Dalla contraffazione allo sfruttamento dei dipendenti

Tutti infatti sappiano le controversie che da sempre attorniano Shein. L’azienda, che opera sia come venditore diretto che come marketplace per venditori terzi, è stata oggetto di numerose accuse di contraffazione e violazioni del copyright. Artisti e brand come Oakley e Ralph Lauren hanno accusato il marchio di aver rubato il loro lavoro per la produzione di prodotti, scatenando azioni legali per violazione dei diritti di proprietà intellettuale.

Ma i problemi non si fermano qui. Shein è stata al centro dell’attenzione anche per le condizioni di lavoro dei suoi dipendenti. Numerosi rapporti hanno evidenziato gravi violazioni dei diritti dei lavoratori, tra cui turni illegalmente lunghi e altre forme di sfruttamento.

Inoltre un’indagine condotta da Bloomberg ha rivelato legami tra il cotone utilizzato da Shein e la regione dello Xinjiang in Cina, dove si sospetta si verifichi il lavoro forzato degli Uiguri, provocando indignazione a livello internazionale.

Insomma, Shein da sempre è sotto il fuoco delle critiche per le sue pratiche commerciali e lavorative. Ora, finalmente, qualcosa si smuove nella speranza che il fatto di doversi adeguare alle normative dell’UE possa dare una svolta in questa situazione su cui tanti, troppi, hanno colpevolmente taciuto negli anni.

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