Via la pesca, dentro una noce: il nuovo spot emozionale di Esselunga

Dopo il caso dello spot della pesca, Esselunga torna con la storia di due ragazzi che si ritrovano dopo essere stati amici da bambini. Dallo spirito decisamente natalizio, se ne parla - probabilmente - più perché preceduto dalle polemiche dello spot della pesca (sul quale intervennero anche esponenti politici), che non perché ne valga davvero la pena. Che ne pensate?

Via la pesca, dentro una noce, che diventa germoglio e poi albero. Alla fiera del “siamo tutti più buoni” non poteva mancare, sotto sotto Natale, il nuovo spot di Esselunga. Sdolcinato, edulcorato, senza sbavature politically incorrect.

Dopo il boom della réclame di un paio di mesi fa, quella che fece scalpore perché si presentò col più classico degli stereotipi (“i figli delle famiglie separate sono tristi”. Ma vedi: va bene tutto purché se ne parli), la catena di supermercati questa volta torna per le (sante) feste natalizie con un tema super tradizionale: due vecchi amici che si ritrovano. O meglio: un lui e una lei, evidentemente affezionati in tenera età, che ora si ritrovano impacciati e felicemente sorpresi.

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Ma andiamo con ordine. Oggetto della “consegna” questo giro è, come dicevamo, una noce. Detto definitivamente addio a Emma, alle prese con il divorzio dei genitori, e alla sua pesca del “mamma vuole che torni da noi”, ora è la noce che manda un messaggio del tipo “non ti ho mai dimenticato”.

Anche in questo caso i protagonisti sono bambini, stavolta due: Carlo e Marta, un tempo vicini di villette con giardino effetto wow. Lei, per esigenze di famiglia, si è dovuta traferire ancora bimba, ma non prima di regalare a Carlo una noce appunto. I due crescono e si rincontrano quando Marta ritorna nella villetta col giardino effetto wow. E lì proprio che, ancora bambino, quella noce Carlo l’aveva messa a germogliare sotto terra. Ed è proprio lì, seduti su una panchina, che lui ora le svela il segreto di aver portato con sé quella noce e il ricordo della loro amicizia per una vita intera, indicandole quell’albero ormai maturo (e ora zeppo di lucine natalizie che danno sempre quel tocco di retorica nostalgia del “siamo a Natale che bello”).

Me l’avevano detto i miei che sareste tornati“, come – se ai tempi dei social – i due non si fossero già rimessi in contatto…

Il messaggio, in ogni caso, è uguale a quello dello spot della pesca: “Non c’è una spesa che non sia importante”.

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Un po’ ci sta, nel periodo delle feste più attese dai bambini, l’insegnamento che da questo spot si potrebbe trarre è che se non si dà valore alle piccole cose, non si è capaci di darlo nemmeno a quelle grandi e che una amicizia vale sempre la pena coltivarla e coccolarla, anche quando non ci si vede per tanti anni.

Con il secondo appuntamento del nostro racconto – dice Roberto Selva, Direttore Marketing e Comunicazione di Esselunga – abbiamo voluto rappresentare una storia di amicizia che resiste al trascorrere del tempo e alla distanza e lo abbiamo fatto attraverso una noce, un frutto simbolico che ben si presta a rappresentare il concetto di cura e l’evoluzione della storia.

La noce, curiosità

In realtà, più che di cura, secondo il simbolismo classico, il noce rappresenta fertilità e la fecondità. Nella ricca mitologia greca, il Noce è legato al dio Dioniso e al suo amore per la principessa Caria: Dioniso, ospite di Dione re della Laconia, si invaghì di Caria, una delle giovani figlie di Dione. Orfe e Lico, sorelle maggiori di Caria, invidiose delle attenzioni che Dioniso dava alla sorella, avvertirono il padre. Dioniso, quindi, arrabbiatosi, le fece impazzire e le trasformò in rocce. Ma Caria, disperata per la sorte riservata alle due sorelle, ne morì poco dopo. Dioniso ne ebbe pietà e la trasformò in un albero di Noce dandole la possibilità di produrre frutti fecondi. La morte di Caria fu annunciata da Artemide ai Laconi, che fecero costruire un tempio mettendo al suo ingresso delle statue scolpite proprio in legno di Noce. Queste statue raffiguravano delle figure femminili denominate, che furono chiamate poi “Cariatidi”.

Il senso dello spot di Esselunga

Ma in tutto questo, in molti si chiedono sui social: che senso ha questo spot? Il senso è soltanto quello di una trovata di marketing che, sull’onda di un voluto chiacchireccio delle settimane scorse e del trasporto natalizio di questi giorni, fa breccia su una delle questioni che probabilmente stanno a cuore a tantissimi di noi: ritrovare una persona perduta di cui non si è spento il ricordo. Del resto è proprio questo il trend nei commenti sotto al post.

La classica carrambata come ce l’ha insegnata la mitica Carrà è qualcosa che fa audience, che solletica le corde più delicate, che accalappia il pubblico medio, abbandonato nella solitudine di qualcosa che non è stato o che vorrebbe. Nella sua estrema banalità, il senso di uno spot così è soltanto far parlare di sé, non cerchiamo altri fini e non scangliamo per forza una critica feroce sulla mediocrità e sulla piattezza dei dialoghi. Chi guarda, per gran parte della giornata, la TV generalista vuole questo: la mielosità di un rapporto, di amicizia o di amore, etero e senza picchi di “pericolosa, fuorviante, non normalità“, e gli esperti del marketing glielo danno. Non affanniamoci a cercare altro.

E, per chiudere in bellezza, ecco qui cosa lascia scritto un utente:

ma quale sarebbe il senso? Prima la pesca, poi la noce. La prossima pesca noce?

commenti ig

Scommettiamo che sarà su questa domanda che i più Grinch vorranno puntare.

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