L’Amazzonia potrebbe essere invasa da minatori e tagliatori di alberi: “sono un indigeno, aiutatemi a salvare le terre sacre”

Senza l’Amazzonia e senza la protezione che le terre dei popoli indigeni offrono alle foreste, ai fiumi e alla biodiversità, non si potrà evitare n alcun modo evitare l’apocalisse ecologica globale

Il Senato brasiliano ha approvato un disegno di legge che consentirà di fatto ai minatori e ai tagliatori di alberi di tornare nelle foreste e terre sacre, attaccando i diritti degli indigeni, ignorando il fatto che la Corte Suprema brasiliana abbia riconosciuto il diritto alla terra dei popoli nativi, bocciando la tesi del cosiddetto “marco temporal”.

Per questo motivo uno dei pochi membri indigeni del Congresso in Brasile scrive una lettera a cuore aperto e chiede l’aiuto di tutti per salvare la foresta amazzonica.

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«Il nostro Paese è così diviso che abbiamo bisogno di una vera protesta da parte dei brasiliani e delle persone di tutto il mondo per fermare questa legge . Il Brasile deve sentire tutto il peso di un riflettore globale in questo momento! Ora tocca al presidente brasiliano Lula decidere se porre o meno il veto a questa legge! E ho bisogno del tuo aiuto per convincerlo», scrive.

Noi vi abbiamo raccontato tante volte di questi popoli indigeni brasiliani, guardiani della terra che pagano con la loro stessa vita il voler difendere la foresta e la biodiversità. Vessati dalle multinazionali, dai minatori e dai tagliatori di alberi, si battono per salvare le loro terre ancestrali.

«Senza l’Amazzonia e gli altri biomi, e senza la protezione che le terre dei popoli indigeni offrono alle nostre foreste, ai fiumi e alla biodiversità, non potremo in alcun modo evitare l’apocalisse ecologica globale. Per favore, firma questo appello urgente per il veto totale del disegno di legge 2903/2023 e fermiamo questo attacco alle foreste e alle terre indigene. Porterò la vostra voce al Congresso brasiliano e personalmente al Presidente Lula non appena raggiungeremo il milione di voci».

Di ora in ora cresce il supporto e l’obiettivo è quasi raggiunto. Ecco cosa chiedono al Senato brasiliano e al presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, i popoli indigeni dell’Amazzonia:

«Vi invitiamo a fermare la votazione sul disegno di legge 490/07 (denominato disegno di legge 2903/2023 al Senato), che sminuirà il potere del governo di proteggere la foresta pluviale, priverà i diritti di centinaia di comunità indigene alla loro terra e arretrerà quasi 30 anni di progressi nella protezione dell’Amazzonia e dei biomi chiave.

Questo attacco incostituzionale ai diritti dei popoli indigeni deve essere respinto. Chiediamo inoltre che si interrompano immediatamente tutti i tentativi di indebolire il Ministero dei Popoli Indigeni e il Ministero dell’Ambiente del Brasile. Senza di loro non c’è futuro per il Brasile e il suo popolo»

In questo senso, la presidente della Funai, Joenia Wapichana,  ha sottolineato che la Costituzione federale del 1988, all’articolo 231, garantisce ai popoli indigeni i loro diritti originari, imprescrittibili, indisponibili e inalienabili.

I legislatori conservatori, insomma, stanno cercando di portare avanti al Senato un progetto di legge basato su una scappatoia simile al “Marco Temporal” (secondo la quale i popoli indigeni avrebbero diritto solo alle terre già occupate o contese il 5 ottobre 1988), ma che include un ulteriore livello di minaccia per i Popoli Indigeni. Questo consentirebbe infatti di aprire i territori indigeni a industrie distruttive, come quella dell’estrazione mineraria, un’attività che è esplosa in Amazzonia negli ultimi anni e che ha devastato i mezzi di sussistenza degli indigeni in Brasile.

Questo è l’opposto di ciò di cui il Brasile e il mondo hanno bisogno in questo momento, some spiega anche Greenpeace. Serve un cambio di rotta: non abbiamo bisogno di ulteriore distruzione della natura. Dobbiamo passare da un modello economico basato sul saccheggio delle risorse naturali a un sistema che protegga quei preziosi ecosistemi e promuova la giustizia sociale, riconoscendo i diritti e il valore della conoscenza ancestrale delle popolazioni indigene e delle comunità tradizionali.

Le organizzazioni indigene, intanto, si ribellano, con il movimento #VetaLulaPL2903, chiedendo che il Presidente della Repubblica ponga il veto a questa idea genocida. emerge dal dossier ““Os invasores” pubblicato sul sito giornalistico De olho nos ruralistas e secondo il quale «I rappresentanti del Congresso Nazionale e dell’Esecutivo possiedono circa 96mila ettari di terra che si sovrappongono a terre indigene.

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