Drametse Ngacham, la spettacolare danza in maschera dei tamburi celebrata due volte all’anno in Bhutan

Durante il festival Drametse, nell'omonima città del Bhutan orientale, due volte all'anno si può assistere a una danza sacra riconosciuta Patrimonio Culturale Immateriale dell'Umanità dall'Unesco

Si chiama Drametse Ngacham, da “nga” che significa “tamburo” e “cham” che significa “danza in maschera”, la danza sacra celebrata due volte l’anno nell’omonima città del Bhutan orientale durante il Festival Drametse, organizzato dal monastero di Ogyen Tegchok Namdroel Choeling in onore del maestro buddista Padmasambhava.

La danza sacra, oggi considerata una sorta di danza nazionale per il paese, viene eseguita da 16 ballerini in abiti monastici con maschere di legno dalle sembianze animali sul volto (corvi, leoni, leopardi, gufi, serpenti ecc.).

I ballerini sono accompagnati da 10 musicisti che suonano diversi strumenti, tra cui piatti, trombe e particolari tamburi come il bang nga, grande tamburo cilindrico, il lag nga, piccolo tamburo piatto circolare, e il nga chen, un tamburo battuto con una bacchetta piegata.

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La danza, riconosciuta nel 2008 Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO, prevede una parte più calma e contemplativa che simboleggia le divinità pacifiche e un’altra più rapida e atletica che rappresenta le divinità più aggressive.

Non ha un valore puramente artistico ma è considerata una vera e propria pratica spirituale che combina magistralmente movimenti del corpo, suoni musicali e visualizzazioni mentali, tant’è che in passato solo gli iniziati e persone con una determinata preparazione spirituale potevano eseguirla. Dato che nel corso del tempo il numero dei praticanti è drasticamente diminuito, oggi vi partecipano anche persone comuni.

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Anche gli spettatori possono trarne beneficio perché si ritiene che, ammirando le divinità in forma danzante, possano risvegliare il proprio potenziale divino.

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FONTI: Unesco/Mandala

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