Cos’è questa storia che l’Europa si sta preparando per la guerra, allertando anche i civili

Sta per iniziare a Bruxelles la seconda giornata del Consiglio europeo, in programma uno “scambio di opinioni” con i primi ministri di Islanda, Norvegia e Liechtenstein e poi i temi non affrontati ieri, a partire dall'Intelligenza artificiale e dall'agricoltura. Ma su tutto aleggiano venti dei conflitti in Ucraina e in Medio Oriente e la frase che più di ogni altra riecheggia da ieri: “l’Europa si deve preparare alla guerra”. Ma come stanno le cose?

Ha preso ieri il via a Bruxelles il Consiglio europeo, cui partecipano i capi di Stato e di Governo dei Paesi membri. Se all’ordine del giorno ci sono agricoltura e migranti, il nervo scoperto restano Ucraina e crisi in Medio Oriente, tale per cui nella bozza del documento con il Consiglio dovrebbe chiudersi oggi sarebbe addirittura spuntato un programma d’emergenza in caso di attacco bellico. Ma come stanno davvero le cose?

Tregua a Gaza, investimenti nella difesa, aiuti a Kiev con gli asset russi congelati, ma quello che è rimasto più impresso con tanto di tendenza sui social è “preparate militari e civili alla guerra”. L’Europa, cioè, si dovrebbe preparare alla guerra.

Già nei giorni scorsi un simile appello era stato lanciato da alcuni premier e dall’Alto Rappresentante dell’Unione europea, Josep Borrell. Adesso, dalla bozza del documento della prima giornata del Consiglio europeo emerge un programma d’emergenza.

Cosa dice la bozza di documento del Consiglio europeo

Già si sapeva che la questione del rafforzamento della sicurezza e della diesa a livello europeo sarebbe stato uno dei temi di questo vertice dedicato soprattutto alla politica estera. Da un lato dominano gli appelli alle “pause umanitarie”, dall’altro si fa avanti la terribile idea di predisporre un piano militare e civile.

Non c’è più spazio per le illusioni – ha detto la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen –. Il mondo è diventato più pericoloso e l’Ue si deve svegliare. Sappiamo che le ambizioni di Putin non si fermano all’Ucraina.

Dunque cosa significa? Ahinoi, proprio quello che sembra. E se da un lato la stessa von der Leyen dichiara di aver preparato una proposta per aumentare i dazi sulle importazioni dalla Russia e dalla Bielorussia di alcuni prodotti agricoli, dall’altro a fine giornata i 27 hanno raggiunto un accordo per utilizzare i proventi provenienti dagli asset russi congelati e avere a disposizione per quest’anno tre miliardi di euro da spendere per l’acquisito di equipaggiamenti militari da fornire a Kiev.

Ma ciò sembra non bastare: il Consiglio dice, nelle conclusioni, di condannare fermamente le continue violazioni dei diritti umani perpetrate dalla Russia nei territori ucraini occupati, compresa la deportazione di bambini e di non riconoscere le cosiddette “elezioni” illegali organizzate dalla Russia nei territori ucraini temporaneamente occupati di Crimea, Sebastopoli, Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson, né il relativo esito, e poi tuona con:

la necessità imperativa di rafforzare e coordinare la preparazione militare e civile e di una gestione strategica delle crisi nel contesto dell’evoluzione del panorama delle minacce. Invita il Consiglio a portare avanti i lavori e la Commissione, insieme all’alto rappresentante, a proporre azioni volte a rafforzare, a livello dell’UE, la preparazione e la risposta alle crisi nel quadro di un approccio multirischio ed esteso a tutta la società, tenendo conto delle responsabilità e delle competenze degli Stati membri, in vista di una futura strategia di preparazione.

Così stanno dunque le cose e c’è poco da equivocarsi, dal momento che l’invito è inserito proprio nel paragrafo PREPARAZIONE E RISPOSTA ALLE CRISI. Il Consiglio europeo invita così la Commissione e l’Alto Rappresentante a mettere in campo “azioni per rafforzare la preparazione e la risposta alle crisi a livello dell’Ue in un approccio che tenga conto di tutti i rischi e di tutta la società, in vista di una futura strategia di prontezza“.

E quanto a Gaza?

Il Consiglio europeo si dice “sconvolto dalle perdite senza precedenti di vite civili e dalla critica situazione umanitaria” a Gaza e chiede “una pausa umanitaria immediata che porti a un cessate il fuoco sostenibile, al rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi e alla fornitura di assistenza umanitaria” alla popolazione.

Inoltre, il Consiglio europeo chiede a Israele di non intraprendere l’annunciata operazione militare di terra a Rafah, di permettere l’apertura di altri valichi terrestri per consentire gli aiuti umanitari, di “rispettare e attuare l’ordinanza della Corte internazionale di giustizia del 26 gennaio 2024“, che intima di impedire atti che determinano la distruzione fisica completa o parziale di una popolazione. E “condanna fermamente” la violenza estremista dei coloni israeliani e anche “le decisioni del governo israeliano di espandere ulteriormente gli insediamenti illegali nella Cisgiordania occupata“.

Il Consiglio europeo chiede quindi “la cessazione immediata delle violenze in Cisgiordania e Gerusalemme Est, nonché la garanzia di un accesso sicuro ai luoghi santi” e invita i ministri dei ministri dell’Ue “ad accelerare i lavori sull’adozione delle pertinenti misure restrittive mirate” contro i coloni estremisti. Viene poi ribadito il forte impegno “a favore di una pace duratura e sostenibile basata sulla soluzione dei due Stati. Palestinesi e israeliani hanno lo stesso diritto di vivere in sicurezza, dignità e pace“, invitando “tutte le parti ad astenersi da azioni che compromettano il principio della soluzione a due Stati e la fattibilità di un futuro Stato palestinese“.

Da un lato lo spettro della guerra, quindi, dall’altro la richiesta della cessazione immediata delle violenze. Su tutto, resta la ferma idea che un conflitto armato ha solo ed esclusivamente conseguenze disastrose, soprattutto in un’epoca in cui alcune delle maggiori potenze hanno in serbo armi nucleari.

Il punto 11 del paragrafo dedicato all’Ucraina la bozza del documento così conclude:

L’Unione europea e i suoi Stati membri proseguiranno gli intensi sforzi di sensibilizzazione a livello mondiale per garantire il sostegno internazionale più ampio possibile a una pace globale, giusta e duratura nonché ai principi e obiettivi chiave della formula di pace dell’Ucraina, in vista di un futuro vertice di pace globale.

Beh, facciamo in modo che ci sia sul serio. Questa pace.

QUI la bozza di documento.

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