Mense scolastiche: a Pomezia la merenda della discordia

Merenda diversa per i bambini poveri o ricchi? A Pomezia è polemica, dato che il sindaco, Fabio Fucci, ha proposto di inserire due menù differenti nelle mense scolastiche. Sono subito scattate le critiche, soprattutto da parte degli esponenti politici di altri partiti, che hanno additato la decisione come una discriminazione.

A pochi giorni dalle elezioni europee scoppia la polemica sul caso delle mense scolastiche di Pomezia. Merende diverse per i bambini poveri o ricchi? Dallo scorso dicembre il Consiglio Comunale ha deliberato di introdurre nelle scuole due menù a prezzi differenti. Dal menù a prezzo più basso è esclusa la merenda.

L’alternativa è destinata alle famiglie a basso reddito, che provvederanno a mettere a disposizione dei bambini una merenda da portare da casa. La differenza di prezzo tra i due menù è di 40 centesimi: 4,40 per il menù che comprende la merenda e 4 euro per il menù senza merenda. Entrambi i menù vengono preparati esclusivamente con ingredienti bio e le portate del pranzo sono identiche.

I bambini delle famiglie “più povere”, a cui è destinato il menù meno caro, non potranno però usufruire della merenda proposta dalla mensa scolastica. Si tratta di un caso di discriminazione? La proposta di Fabio Fucci, sindaco di Pomezia e esponente del Movimento 5 Stelle, ha destato un forte disaccordo, scatenato polemiche e infiammato la campagna elettorale.

Walter Bianco, di Sinistra Ecologia e Libertà, ha dichiarato:

Purtroppo non è la prima volta che questa amministrazione spicca per insensibilità nei confronti delle difficoltà economiche affrontate dalle famiglie che hanno figli in età scolare, tuttavia mai ci saremmo immaginati che si potesse anche solo ipotizzare una differenziazione di trattamento così odiosa, dinanzi alla quale crolla qualsiasi giustificazione, finanche quella di averne discusso preventivamente con alcuni genitori, come ha riferito la vicesindaco”.

Il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, è intervenuto così:

“Faccio un appello contro quell’ignobile scelta del Comune di Pomezia che nega il dolce ai bambini più poveri. È una vergogna: il bambino con il papà che può permettersi una certa retta avrà il pasto completo con il dolce, l’altro avrà il vassoio senza il dolce. Ma io mi domando: dove andremo a finire…?”.

La vicepresidente del Senato Valeria Fedeli e il senatore del Pd Raffaele Ranucci in una nota congiunta hanno dichiarato:

“Una cultura discriminatoria quella portata avanti dal Movimento 5 stelle che, nascondendosi dietro al cosiddetto ‘governo partecipato’, arriva al punto di far subire a dei bambini nell’età più delicata l’esperienza più terribile la disuguaglianza sociale. Una decisione incredibile per un partito che in questi giorni si candida a rappresentare i cittadini in Europa e che rivela la sua vera indole, quella di un movimento che vuole minare alle fondamenta la convivenza civile e democratica del Paese”.

Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ha ridimensionato l’accaduto: “Non conosco bene il caso, ma io sono per l’autonomia scolastica e non mi sembra una situazione di discriminazione”.

Il sindaco di Pomezia si è difeso così:

Una decisione deliberata dal Consiglio comunale a fine dicembre che Pd e Sel hanno denunciato, nel caso ce ne fosse bisogno, soltanto adesso per racimolare qualche voto. È triste che si strumentalizzino i più piccoli in questo modo”.

Ha poi proseguito: “Il dolce previsto da uno dei due menu dovrebbe essere servito all’ora della merenda: in pratica alcuni bambini avrebbero merendine e succhi di frutta forniti dalla scuola, mentre gli altri potranno portarseli da casa e fare comunque merenda tutti insieme. I bambini hanno molti meno pregiudizi e molte meno sovrastrutture degli adulti”.

La richiesta è partita dai rappresentanti dei genitori, come ha sottolineato Fucci:

La scorsa estate, alcuni rappresentanti dei genitori ci hanno chiesto un menu più corposo e uno più leggero, volevano spendere di meno. A me è sembrata una grande discriminazione: vogliamo che tutti abbiano gli stessi piatti”.

E ha inoltre aggiunto:

Abbiamo scritto un bando innovativo e sostenibile con prezzi più bassi su entrambi i menu, con l’obbligo di utilizzare soltanto prodotti biologici, con posate biodegradabili e acqua in brocca piuttosto che imbottigliata. Mi infastidisce che soltanto per attaccare il Movimento 5 Stelle in vista delle Europee si sottolinei travisandolo, un solo aspetto della questione”.

Senza voler entrare nel merito della questione politica e apprezzando gli sforzi fatti per innalzare il livello dei pasti scolastici con menù biologici, pensiamo che, forse, sarebbe stato meglio decidere di eliminare del tutto la merenda dal menù o di proporla uguale per tutti, più sana e meno cara (un frutto al posto della merendina confezionata probabilmente sarebbe riuscito a compensare i 40 centesimi di differenza). O ancora mantenere lo stesso menù a prezzi differenti in base al reddito familiare come in qualsiasi Stato in cui prevalgono i principi di welfare. Di certo, spiegare a un bambino la questione, senza farlo sentire “diverso”, nella situazione attuale potrebbe risultare difficoltoso per genitori e insegnanti.

Voi che ne pensate?

Marta Albè

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