The Whale, cosa ci insegna sulla diversità e sul perdono il film che segna il ritorno di Brendan Fraser sul grande schermo

Proprio in questi giorni ha fatto il suo debutto nella sale cinematografiche italiane, il film "The Whale", che segna il ritorno sul grande schermo di Brendan Fraser, raccontando una storia che tocca le corde più profonde dell'anima e ci invita ad avere fiducia nel genere umano

È stato uno dei film più chiacchierati e attesi del Festival del Cinema di Venezia. Una pellicola che segna il ritorno sul grande schermo dell’attore di origini canadesi Brendan Fraser, al quale il pubblico della Sala Grande ha regalato ben sei minuti di applausi. Avete capito bene, stiamo parlando di The Whale, la nuova pellicola diretta da Darren Aronofsky, regista di capolavori come “The Wrestler” e “Requiem for a dream”.

Il film sta incuriosendo molti per la performance di Brendan Fraser, uno degli attori più popolari degli anni ’90 grazie alle sue indimenticabili interpretazioni in “George of the Jungle” e “La Mummia”. Per l’artista, riappare in una pellicola dopo quasi 10 anni di assenza (a causa di una serie di problemi di salute e tragedie personali), interpretare l’eroe di “The Whale” è stata una delle sfide più difficili della sua carriera.

E in effetti quello che è stato chiamato a interpretare da Aronofsky è un personaggio complesso, profondo, puro in grado di regalare forti emozioni.

“Charlie è l’uomo più eroico che abbia mai interpretato. Ha un superpotere: vede il bene nelle persone” ha ammesso Fraser. The Whale racconta una storia drammatica, è vero, ma è soprattutto un inno alla diversità e al perdono.

La trama del film

La pellicola segue le vicende di un solitario docente inglese omosessuale, affetto da una grave forma di obesità, che tenta di riallacciare i rapporti con la figlia adolescente (interpretata dalla giovane e talentuosa Sadie Sink, che ha conquistato già il pubblico per la sua interpretazione nella serie Netflix “Stranger Things”), che ha abbandonato 10 anni prima per vivere liberamente il suo amore.

Per calarsi nei panni di Charlie, che trascorre le sue oscure giornate su  una poltrona proprio come una balena spiaggiata, l’attore ha dovuto indossare delle speciali protesi in modo da aumentare il suo peso di 130 chili in base alle varie scene.

Il film, uscito nelle sale cinematografiche americane a dicembre e è arrivato in Italia a fine febbraio, si basa sull’omonima opera teatrale di Samuel D. Hunter, che ha appassionato il regista.

Quando otto anni fa ho visto lo spettacolo di Sam Hunter, mi sono meravigliato della profondità dei suoi personaggi, soprattutto di Charlie, e mi è venuta l’ispirazione di usare il grande schermo per mettere il pubblico nei panni di Charlie, per immergermi nei suoi pensieri più profondi, nei suoi rimpianti e nelle sue speranze. – ha raccontato Aronofsky –Ma dove avrei trovato il mio Charlie?

Avevo bisogno di un grande talento che potesse risplendere attraverso il trucco, un attore con un cuore immenso e un’anima pura. Non appena incontrai Brendan, capii immediatamente che avevo trovato il mio protagonista. In lui vi è qualcosa di ineffabile che dà vita al personaggio e ci trasporta – mente e cuore – in ciò che avrebbe potuto essere inconoscibile.

The Whale, il cui cast per la scelta degli attori è durato ben 10 anni, è un’opera carica di tristezza, ma soprattutto di umanità, quella autentica.

Sono tempi duri ora sul pianeta Terra e a questo punto della mia vita voglio fare solo due cose portare attenzione e amore nei confronti della Madre Terra e ricordarci come cittadini di mostrare la nostra umanità. – spiega il regista – Quello che amo della scrittura di Sam è che i suoi personaggi sono reali: non supereroi, non sempre buoni non sempre cattivi ma fatti di sfumature. La sua scrittura ci ricorda della nostra umanità e della necessità di connetterci con gli altri.

Il messaggio custodito in “The Whale”

The Whale è un’opera che, con grande delicatezza, tocca le corde più profonde dell’anima. Un film drammatico che parla di perdono, disagio legato alla propria condizione fisica, accettazione, solitudine e redenzione, ma che alla fine consegna allo spettatore un messaggio di ottimismo e di speranza.

C’è del cinismo nella pellicola, ma è costantemente in lotta con la speranza di Charlie e la sua visione del mondo. La frase ‘le persone sono davvero incapaci di non avere a cuore gli altri’ è il motivo per cui ho fatto il film” – ha chiarito Aronofsky in un’intervista. – Questo è il messaggio più importante da mettere nel mondo adesso. Tutti abbracciano il lato oscuro e il cinismo, ma quello di cui abbiamo bisogno di capire è che dobbiamo credere negli altri. Dobbiamo aggrapparci a questo.

E la settima arte – in qualche modo – può aiutarci a diventare più empatici, ccome sottolineato dal regista statunitense:

Il cinema può metterci in contatto con gli altri, indipendentemente da quanto possano apparirci diversi in superficie” .

Per interpretare al meglio Charlie l’attore Brendan Fraser ha collaborato con l’organizzazione no-profit Obesity Action Coalition, che si occupa di offrire supporto alle persone obese.

È così triste quanto trascuriamo le persone che sono tutte uniche e straordinarie. – spiega Fraser – Abbiamo fatto un grande lavoro con Obesity Action Coalition che mi ha aiutato ad avere la sensibilità per portare questa storia sullo schermo.

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Fonte: Biennale di Venezia

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