La Malesia restituisce 3mila tonnellate di rifiuti di plastica ai paesi di origine

L'Asia sudorientale trattata come la discarica del mondo. Alcuni paesi come il Canada, il Regno Unito, gli Usa e l'Australia portano lì i loro rifiuti ma adesso i paesi asiatici sono al collasso e minacciano di rispedire plastica e rifiuti elettronici al mittente

L’Asia sudorientale trattata come la discarica del mondo. Alcuni paesi come il Canada, il Regno Unito, gli Usa e l’Australia portano lì i loro rifiuti ma adesso i paesi asiatici sono al collasso e minacciano di rispedire plastica e rifiuti elettronici al mittente.

Nell’ultimo anno, gli sprechi del mondo, i rifiuti accumulati da una parte all’altra della Terra, si sono radunati sulle sponde del sud-est asiatico, dalle Filippine al Vietnam.

Solo il 9% delle materie plastiche mondiali viene riciclato, mentre il resto finisce per marcire nelle discariche nel sud-est asiatico o incenerito illegalmente, rilasciando fumi tossici. Paesi come la Malaysia stanno ospitando enormi quantità di rifiuti in plastica importati dall’Europa e dagli Stati Uniti. Ma a quanto pare non lo faranno per molto visto che tali paesi stanno iniziando a rispedire la spazzatura al mittente.

La scorsa settimana il presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte, ha minacciato di tagliare i rapporti diplomatici con il Canada se il governo non accetterà di riprendere 69 contenitori in cui sono stipate 1.500 tonnellate di rifiuti esportati nelle Filippine nel 2013 e 2014.

Un problema che il Canada sembra aver ignorato negli ultimi anni ma ormai la situazione sembra al collasso. Il presidente Duterte ha addirittura minacciato di rimorchiare la spazzatura nelle acque canadesi e di scaricarla li se il Canada non troverà una soluzione.

“Le Filippine come nazione sovrana indipendente non devono essere trattate come spazzatura da una nazione straniera”, ha detto il portavoce presidenziale Salvador Panelo.

La disputa non riguarda solo questi due paesi. Già lo scorso anno, Thailandia, Malesia e Vietnam avevano introdotto una serie di leggi per prevenire l’ingresso di rifiuti contaminati nei loro porti.

Come se non bastasse, il 23 aprile scorso un’indagine del governo malaysiano ha rivelato che i rifiuti provenienti dal Regno Unito, dall’Australia, dagli Stati Uniti e dalla Germania si riversavano nel paese illegalmente, falsamente dichiarati come altre importazioni.

“La Malesia non sarà la discarica del mondo. Rispediremo ai paesi originali” è stato il commento di Yeo Bee Bin, il ministro dell’ambiente malaysiano.

E lo hanno già fatto. Ben cinque container di rifiuti illegali provenienti dalla Spagna sono stati scoperti in un porto della Malesia e rimandati indietro. Yeo ha annunciato anche che altre 3.000 tonnellate di rifiuti importati illegalmente dal Regno Unito, dagli Stati Uniti, dall’Australia, dal Giappone, dalla Francia e dal Canada saranno rispediti indietro.

Molti credono che questo sia l’unico modo in cui i paesi, principalmente in Occidente, saranno finalmente costretti a confrontarsi con i propri problemi relativi ai rifiuti, invece di gravare sui paesi in via di sviluppo.

In realtà, non si tratta di un problema recente ma è iniziato lo scorso anno, dopo che la Cina ha smesso di accettare rifiuti di plastica e di altro genere dal resto del mondo a causa dei propri problemi ambientali. Si è trattato di un divieto assoluto che ha provocato il caos generale. Nel 2016 infatti il paese ha trasformato almeno la metà delle esportazioni mondiali di plastica, carta e metalli.

Sulla scia del divieto della Cina, le società private che gestivano i rifiuti per i governi nazionali hanno iniziato a cercare altre soluzioni e paesi che sopportassero il fardello, gravando sugli altri stati del Sud Est asiatico.

Le importazioni di rifiuti di plastica in Malesia sono aumentate da 168.500 tonnellate nel 2016 a 456.000 tonnellate solo nei primi sei mesi del 2018, principalmente da Regno Unito, Germania, Spagna, Francia, Australia e Stati Uniti. Il costo ambientale e sociale è stato elevato. Un rapporto di Global Alliance for Incinerator Alternatives (GAIA) ha descritto in dettaglio come attraverso l’Asia sud-orientale, l’afflusso di rifiuti tossici abbia contaminato le acque, avvelenato e distrutto alcune colture e favorito le malattie respiratorie.

La soluzione esiste. Riconoscendo il danno subito, la Convenzione di Basilea ha introdotto il divieto di importazione di rifiuti di plastica non riciclabili e contaminati nei paesi in via di sviluppo senza il loro consenso.

Peccato però che entrerà in vigore solo nel 2020 e non tutti i paesi del sud-est asiatico sono tra i firmatari…

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Francesca Mancuso

Foto: Greenpeace

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