La plastica biodegradabile? La produrranno i batteri utilizzando i gas serra e l’aria

I gas serra, particolarmente dannosi per la salute del pianeta, hanno una chance per diventare utili e green. Potrebbero infatti essere trasformati in una nuova plastica biodegradabile. Sembra incredibile ma le famigerate sostanze inquinanti che popolano la nostra atmosfera contribuendo ad aumentare il global warming e a generare i cambiamenti climatici potrebbero avere un animo nobile, se correttamente trattate. L'idea è di Newlight Technologies

I gas serra, particolarmente dannosi per la salute del pianeta, hanno una chance per diventare utili e green. Potrebbero infatti essere trasformati in una nuova plastica biodegradabile. Sembra incredibile ma le famigerate sostanze inquinanti che popolano la nostra atmosfera contribuendo ad aumentare il global warming e a generare i cambiamenti climatici potrebbero avere un animo nobile, se correttamente trattate. L’idea è di Newlight Technologies.

La società americana ha ideato infatti un sistema che trasforma l’aria ed i gas serra in materiali plastici completamente biodegradabili attraverso l’azione di alcuni batteri, appositamente addestrati. Questi microbi sono capaci ricombinare le molecole di ossigeno e di carbonio dei gas di scarico, ma anche la comunissima aria, in plastica utilizzabile per bottiglie, cruscotti e molti altri prodotti.

La nuova plastica creata a partire dai gas serra si chiama AirflexTM ed è creata estrando carbonio e l’ossigeno da aria e gas inquinanti, tra cui metano e anidride carbonica da fonti quali impianti di depurazione, discariche e impianti di produzione di energia. Ciò significa che senza petrolio, senza colture alimentari, e senza OGM viene creato un materiale sostenibile al 100%.

E soprattutto biodegradabile. L’AirflexTM è infatti è un tipo di poliestere biodegradabile naturalmente, e ulteriormente riciclabile. Esso infatti può dar vita solo a prodotti riciclabili.

Ad oggi, non tutte le plastiche sono uguali. La maggior parte di esse sono la rovina dell’ambiente, perché il loro smaltimento rilascia spesso tossine. Ma non solo. Resistendo a lungo alle intemperie, finiscono spesso nella pancia degli animali marini, portandoli alla morte.

Una plastica bio invece sarebbe facilmente riutilizzata una volta finito di svolgere il proprio compito.

Ma non è l’unica soluzione. Utilizzando degli speciali batteri e un fungo mangiaplastica scoperto in Amazzonia l’uomo sta lentamente iniziando a sbarazzarsi di questo pericoloso materiale. E in maniera economica.

https://youtu.be/LwoqJj2brLQ

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