Cambiamenti climatici: il riscaldamento globale rimpicciolisce animali e piante

L'aumento globale delle temperature pare aver provocato negli anni una riduzione delle dimensioni di piante ed animali

Animali e piante sempre più piccoli, e la colpa è ancora una volta dei cambiamenti climatici. L’aumento globale delle temperature infatti starebbe già dando i suoi nefasti frutti, provocando una diminuzione delle dimensioni della flora e della fauna mondiale. La denuncia è partita da Jennifer Sheridan dell’Università dell’Alabama a Tuscaloosa e David Bickford della National University di Singapore.

In un articolo pubblicato ieri su Nature e ripreso dall’Huffington Post, i due studiosi hanno infatti sottolineato come alcune piante ed alcuni gli animali abbiano già risposto al global warming. Un po’ come succede al nostro maglioncino di lana preferito quando, per errore, lo infiliamo nell’acqua calda, i poveri animali, per via dell’aumento delle temperature si restringono. Ma c’è poco da ridere. Alcune specie tra cui ragni, scarafaggi, api, formiche e cicale pare stiano pagando a caro prezzo tale situazione, connessa alla crescente scarsità d’acqua.

Analizzando le dimensioni di flora e fauna, a partire dai resti fossili, gli studiosi hanno notato che i frutti diminuiscono dal 3 al 17% per ogni grado Celsius in più. Gli animali, o più precisamente gli invertebrati marini e le salamandre, invece hanno ridotto le proprie dimensioni dallo 0,5 al 4%, mentre i pesci hanno perso fino al 22% delle dimensioni complessive. Prendendo in esame altri studi, i due esperti hanno notato che 38 delle 85 specie animali e vegetali analizzate hanno mostrato una riduzione documentata nel corso dei decenni. Tra esse anche un tipo di pecora scozzese, le cui dimensioni si sono ridotte del 5 per cento al 1985.

Negli ultimi 65 milioni di anni, insomma, vari organismi che vanno dalle diatomee agli scoiattoli di terra si sono via via “ridimensionati” man mano che la Terra si riscaldava. Le conseguenze sono facilmente intuibili: in primo luogo la perdita della biodiversità, fino ad incidere sulla sicurezza alimentare.

Per gli organismi a sangue freddo, al cui interno le temperature sono intrinsecamente collegate all’ambiente circostante, l’aumento delle temperature potrebbe provocare un più alto tasso metabolico. Secondo Sheridan e Bickford, inoltre, la riduzione delle dimensioni sarà più evidente nelle aree in cui il riscaldamento globale provoca una riduzione delle precipitazioni. Alberi tropicali, rospi e mammiferi, si sa, crescono più lentamente in condizioni di siccità.

Quanto più siamo in grado di prevedere e prepararci a questi cambiamenti, meglio saremo in grado di mitigare i loro effetti” sostengono i due studiosi.

Pensarci prima che sia troppo tardi, questa l’unica cosa da tenere a mente.

Francesca Mancuso

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