Fotovoltaico: le 4 proposte per modificare il decreto rinnovabili e il quinto conto energia

Presentate ieri a Roma in anteprima le proposte di modifica delle associazioni ai due decreti sulle rinnovabili. E oggi occhi puntati su Verona

Ieri, in anteprima sono state presentate le proposte di emendamento al decreto rinnovabili e al Quinto conto energia che verranno discusse oggi al SolarExpo di Verona, alla presenza del Ministro Clini dagli “Stati generali delle rinnovabili e dell’efficienza energetica”. Ed ecco le richieste di modifica avanzate.

1 – Tempi Rapidi

La prima richiesta riguarda lo snellimento dei tempi e una celere emanazione, previa consultazione con le parti interessate, sia il decreto sulle rinnovabili termiche atteso dal settembre scorso sia della definizione degli obiettivi dei certificati bianchi al 2020. Ma non solo, occorre a breve anche la regolamentazione per l’immissione in rete e la promozione del biometano. In merito all’elettrico, invece, a preoccupare le Associazioni non sono tanto i tagli degli incentivi, in alcuni casi penalizzanti, quanto l’aumento del peso della burocrazia che i Decreti introdurrebbero. Da qui la necessità di uno snellimento. Unanime la richiesta di abbandono del sistema dei registri e dei limiti annui allo sviluppo delle diverse tecnologie, da sostituire con un meccanismo di riduzione della tariffa che si autoregoli in funzione del volume di installazioni.

2 – Aumento del plafond di spesa

Per quanto riguarda il fotovoltaico, la richiesta è quella di aumentare il plafond di spesa previsto. In particolare le associazioni chiedono di tornare al limite di 7 miliardi, previsto dal Quarto conto energia, che “consentirebbe a questa tecnologia nel medio termine di riuscire a camminare sulle proprie gambe garantendo l’installazione di migliaia di MW senza incentivi“. A ciò va aggiunta la possibilità di avere un periodo transitorio di tre mesi dalla data di raggiungimento del limite di spesa previsto. Proprio per costruire un percorso del fotovoltaico verso la grid parity che sia ad impatto zero in bolletta, si dovrebbe dare la possibilità di usufruire dello scambio sul posto anche agli impianti sopra i 200 kW come percorso alternativo agli incentivi.

3 – Ripristino dei premi per gli intervneti più costosi e per gli impianti “Made in Europe”

Altrettanto importante sarebbe il ripristinare dei premi previsti dal Quarto conto energia per gli interventi più costosi, come gli impianti a concentrazione e lo smaltimento dell’amianto. Allo stesso modo si dovrebbe prevedere un premio per impianti realizzati con almeno l’80% di materiali realizzati in Europa e comunque andrebbero individuate opportune forme di incentivazione a sostegno e sviluppo dell’industria nazionale. Infine, sarebbe utile classificare gli impianti su fabbricati rurali, come edifici visto che saranno tutti accatastati e soggetti ad IMU, come avviene già nel Quarto conto energia.

4 – Altre rinnovabili elettriche

In questo caso le associazioni hanno richiesto l’innalzamento della potenza per l’accesso ai registri a 250 kW e l’incremento del contingente annuo per le varie fonti, separando le biomasse dal biogas e scorporando i rifiuti dal decreto. I premi previsti per biomasse e biogas ed in particolare per gli impianti di potenza inferiore ad 1 MW vanno semplificati al fine di renderli accessibili. Insieme, andrebbero elevate le soglie per l’accesso alle aste ad almeno 10 MW (e 50 MW per l’eolico) e andrebbe aumentato il tempo consentito di costruzione per impianti più complessi. Infine, andrebbe revisionato anche il meccanismo di transizione dai certificati verdi alla tariffa e il posticipo del pagamento dei certificati verdi da parte del GSE.

Queste le modifiche da attuare per consentire al settore delle rinnovabili di svilupparsi in maniera concreta, senza fare passi indietro, tenendo al tempo stesso sotto controllo i costi in bolletta. Secondo Legambiente, i decreti porterebbero a ridurre gli incentivi da 12,4 a 11,2 miliardi di euro, con un taglio del 10%, ma con modalità di applicazione devastanti: “A fronte di un limitato impatto sulle tariffe, come osserva anche l’Autorità dell’Energia, si frenerebbe la crescita delle rinnovabili (secondo l’ultimo rapporto di Deutsche Bank, non si raggiungerebbero gli obiettivi al 2020) e si metterebbe in ginocchio uno dei pochi settori che si erano sviluppati in questo periodo di crisi“.

Da qui la richiesta da parte degli Stati Generali che nella Conferenza Stato Regioni si tenga conto di quanto esposto. “Le rinnovabili possono continuare a crescere, con meno incentivi ma anche meno burocrazia, dando certezze agli investimenti e premiando gli interventi virtuosi e l’autoconsumo. Questo sostengono le associazioni delle rinnovabili che chiedono al Governo di aprire finalmente un confronto sui Decreti, per superare questa fase drammatica in cui il settore è stato prima ignorato e poi duramente colpito con la scelta di un provvedimento che avrebbe effetti devastanti e determinerebbe di fatto lo stop agli investimenti” ha detto a margine dell’incontro di ieri Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente. “Siamo convinti – continua – che le mobilitazioni di queste settimane da parte di tanti cittadini, associazioni e aziende per cambiare i Decreti, come la chiara volontà espressa dalle Regioni di modificarlo, porteranno a una soluzione che sarà nell’interesse di tutti e che sosterrà la diffusione delle energie pulite per gli enormi vantaggi che sta generando sia in termini di riduzione dei consumi e delle importazioni di combustibili fossili, che dell’inquinamento, ma anche, e sempre di più, per la riduzione dei costi dell’energia e la creazione di nuovi posti di lavoro“.

L’Italia deve continuare a sostenere il settore delle rinnovabili dando stabilità al quadro normativo ed evitando di cambiare le regole ogni sei mesi, come successo negli ultimi anni. Ben venga una graduale diminuzione e rimodulazione degli incentivi, ma le proposte di decreti inviate alle Regioni, su fotovoltaico e rinnovabili elettriche, sono talmente mal calibrate da minare la tenuta dell’intero comparto“. Queste le parole del senatore del Pd Francesco Ferrante, presente ieri alla presentazione in anteprima delle proposte. Il fondo stabilito solo pochi mesi fa di 7 miliardi di euro per il fotovoltaico era una cifra che consentiva il sostegno del settore, in ottica del raggiungimento degli obiettivi del 2020. Occorre dunque che il Governo ritorni su quell’impostazione di spesa, e si deve dare la possibilità di usufruire dello scambio sul posto anche agli impianti sopra i 200 kW come percorso alternativo agli incentivi. Per quanto riguarda gli incentivi è incomprensibile che siano stati tolti quelli più virtuosi e premianti. Infatti è grazie a quelli previsti per la rimozione dell’amianto sui tetti che nel nostro Paese si è fatta una, seppur ancora parziale, bonifica di un materiale fuorilegge e pericoloso“.

Si attende allora l’incontro di oggi a Verona, quando gli Stati Generali delle rinnovabili presenteranno ufficialmente le proposte al Ministro dell’Ambiente Clini.

Francesca Mancuso

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