A soli 6 anni salva una tartaruga impigliata nella plastica sulla spiaggia di Milazzo

Il piccolo Nicolò di appena 6 anni ha salvato una tartaruga da una morta certa sulla spiaggia di Milazzo: era impigliata nella plastica

A salvare l’ennesima tartaruga impigliata in un sacco di plastica, questa volta è stato Nicolò, un bambino di appena 6 anni che, uscito a fare una passeggiata con i genitori, sulla bella spiaggia di Milazzo, si è accorto del povero animale in pericolo.

Il 4 maggio, proprio nella prima giornata di allentamento delle misure di lockdown, il piccolo Nicolò si è accorto che quel sacco di plastica abbandonato in spiaggia, si stava muovendo. Ad essere impigliata c’era una Caretta caretta con carapace di 27×26 cm. Così la famiglia del bambino ha prontamente segnalato la vicenda e sul posto sono arrivati veterinari e Guardia costiera di Milazzo come supporto.

A documentare il tutto con un video sui social è stato Carmelo Isgrò, biologo dell’Università di Messina che ha ringraziato il piccolo per il gesto compiuto. Come raccontato dal biologo, la tartaruga era denutrita, disidrata e presentava escoriazioni, sicuramente il tutto dovuto al fatto che con una pinna impigliata non riusciva a tornare in acqua. La Caretta caretta è stata portata in un centro di recupero e appena starà meglio, sarà rimessa in libertà.

Il biologo ha poi documentato un’altra triste vicenda.

“Questa volta l’amo è enorme! L’ho appena estratto da una Caretta caretta (carapace 67x66cm) spiaggiata morta a Terme Vigliatore (località Canotta). L’amo così grande fa capire che la povera tartaruga ha abboccato ad un sistema di pesca chiamato “palamito” (popolarmente detto “conzo”) per prendere grandi pesci pelagici come i tonni. Anche questa morte poteva evitarsi se il pescatore avesse portato a terra la tartaruga per le cure piuttosto che tagliare la lenza, condannandola a una morte certa. L’amo e la lenza saranno esposti al MuMa – Museo del Mare Milazzo per non permettere che quest’ennesima morte cada nell’oblio!”, scrive Isgrò.

Ma questa storia, non può riportarci alla triste verità, quella che i nostri mari sono sempre più inquinati dalla plastica e i passi in avanti fatti con il lockdown, stanno già diventando dei ricordi. Mascherine, guanti e tutto il monouso previsto dalle misure anti-contagio se non correttamente conferite e smaltire finiranno nei nostri mari causando appunto dei veri e propri disastri, come l’uccisione della biodiversità marina. Non è purtroppo la prima volta che documentiamo scene simile, ricordiamo la Caretta caretta morta sulla spiaggia del Saraceno (Le Castella) con la bocca piena di rifiuti, o la tartaruga spiaggiata nelle coste del Cilento a febbraio 2019. Con loro anche i pesci che fanno la stessa terribile fine, scambiando le microplastiche per cibo. Ogni anno 8 milioni di tonnellate di plastica raggiungono il mare e il 70% si deposita sui fondali marini. Solo nei mari italiani galleggia 1 rifiuto di plastica ogni 10 minuti e nell’Adriatico si contano 27 rifiuti galleggianti ogni chilometro quadrato.

Le tartarughe sono le prime vittime di questo scempio:  un’analisi condotta dal 2017 al 2019 ha rilevato la presenza di plastica in quasi il 62% degli esemplari che vivono nel Mediterraneo. E ogni anno secondo il progetto europeo TartaLife LIFE+ uccidiamo accidentalmente 10mila Caretta caretta nel Mediterraneo.

Fonte: Carmelo Isgrò/Facebook

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